Verità supposte e senso dell’umorismo

Verità supposte VS umorismo

Presentazione del video e delle novità di quest’anno

Ciao, io sono Ale e questo è ​Il Valore RelazionaleE’ il mio sito internet.Dopo una luuunga pausa estiva riparto con i contenuti.E con l’occasione faccio storytelling.Parlo di un personaggio inventato.Walter, il mio Walter Ego.

Prima però ti informo di alcune novità di quest’anno:

Una è Rollo, il mio camper – che in alcuni periodo dell’anno condivido, e che anche tu puoi prendere in affitto.Ecco il link.La seconda è Patreon, con il quale puoi aiutarmi a rendere sempre più sostenibile la creazione di contenuti.Ma parlavamo di Walter.

Una sensazione misteriosa

Walter si stava predisponendo a una giornata di lavoro.

Di solito, passava qualche minuto a prepararsi mentalmente per i compiti che lo aspettavano.

Si vestiva, metteva a bollire del caffè, scriveva qualche piccola nota sul cellulare e poi partiva.

Ma quel giorno è stato diverso.Invece di prepararsi, si era ritrovato a letto, senza pensare a niente.

Perché? Aveva forse sonno?No. Le energie che gli servivano per portare a termine le sue attività se le sentiva dentro.

Ma c’era anche altro.Che cosa stava accadendo allora? Aveva forse dimenticato qualcosa?

No, era sicuro di non averlo fatto.Cosa stava succedendo?

Nuovi pensieri si fanno strada

Si rendeva conto di essere distratto da qualcosa.

Era controllato da pensieri appartenenti a una classe particolare.Pensieri… come dire… proletari.

Pensieri provenienti dai sobborghi frustrati e repressi di certe sue emozioni e sensazioni.

Percepiva la presenza di questi punti di vista dentro di sé.Percepiva la presenza di questi assunti molto diversi da quelli di cui era normalmente cosciente.

Percepiva la presenza di punti di vista che riguardavano le cose e le persone della sua quotidianità.Si stavano facendo strada!E mettevano in discussione la sua routine, il suo status, il suo comfort.

Ribaltamenti senza nome

La sensazione non era così ben definibile a parole li per li, ma aveva un suo tratto di consistenza, una sua tangibilità.

Sentiva bene che esisteva e desiderava darle tempo, darle spazio, subito.

Voleva ascoltarla. Voleva diventarne pienamente cosciente. Cogliere maggiori dettagli.

Lui era convinto che il suo comportamento funzionasse sulla base di ciò che credeva essere vero.

Gli assunti a ruolo

Che il suo meccanismo di scelta si basasse sulle sue convinzioni, sui suoi assunti.

Riteneva che il proprio agire dipendesse da ciò che assumeva come verità.Guardava quindi con simpatia a quel proverbio che dice che la verità… è la madre degli imbecilli.

Per questo Walter credeva che a volte, dietro al dubbio riguardo ai propri assunti, si nascondono delle vere e proprie rivelazioni.

Delle vere e proprie rivoluzioni personali.

Lui non voleva essere il tipo di persona che reprime i dubbi per ostentare sicurezza e autorità.

Desiderava evitare di trasformarsi in una persona supponente e spocchiosa.

Perciò coltivava un certo senso dell’umorismo.

Il senso dell’umorismo e la sindrome da ipercontrollo

Pensava l’umorismo fosse una’alternativa meno ridicola, della ricerca di conferme e dell’invenzione di capri espiatori.

Eppure, alcune persone, lo avevano messo in guardia da questo suo atteggiamento.

Sostenendo che seppure svolgesse funzioni positive, esso avesse una componente di superficialità.

Lui si chiedeva di quale superficialità parlavano davvero, se della sua, se di quella intrinseca all’umorismo, o della loro. Magari inconsciamente.

Qual era la vera posta in gioco secondo loro?

Un rischio che effettivamente Walter correva o il loro personalissimo bisogno di attenuare una paura personale, agendo sugli Altri.

Quali idee assumevano per sentirsi legittimati a dargli addirittura un avvertimento di questo tipo?

“Stai attento a te stesso! Non ti fidare”!

Avevano paura per lui… o di lui?Stavano cercando di disinnescare qualcosa, o qualcuno?

Walter usava il senso dell’umorismo per prendere in giro anche alcune parti di sé.

Quelle che costruivano racconti eccessivamente drammatici intorno ai suoi stessi disagi.

Era un modo per togliere loro rilevanza, lasciando spazio alla salute mentale ella leggerezza!

Non superficialità, leggerezza. Non è mica la stessa cosa!

Certo, questo lo rendeva una persona piuttosto scorrevole nel mettere in discussione tutto ciò che assumeva pose eccessivamente solenni e drammatiche.

Pose che dovrebbero legittimare le persone a essere vittime di dilemmi insolubili, in attesa che qualcuno li risolva al posto loro.

E lo rendeva ancora più fluido nel considerare con lunghiiiissime pinze, chi pronunciava spiegazioni intorno ai disagi degli altri.

Se poi qualcuno si azzardava a pontificare sui disagi personali di Walter, allora lui lo dissacrava platealmente. A fuoco. A buco.

Trovava qualcosa di nobile nel ridimensionare le verità supposte, sfanculandole.

Questo perché i loro diffusori gli davano l’impressione di essere consapevoli, sotto sotto, di essere abusivi.

Facevano finta 2 volte: finta di avere realmente una verità, e finta di non sapere di fingere.

Ed è per questo che lui trovava interessante, dove possibile, andare a stuzzicare con garbo quella loro coda di paglia.

Quel loro avere costante bisogno di convincere gli altri:

  • a concedergli di stare esattamente lì dove a loro fa comodo porsi;
  • ad assumere la posa più agevole a farsi penetrare il decidere.

Chi prende le mosse da falsi assunti ha modi strutturati per mascherare queste richieste novantagradiste.

Non te lo dicono apertamente:

“Lasciami stare qui, fra le tue chiappe, a condizionare il modo in cui cammini”.

C’è sempre qualche addobbo, o il permesso gli verrebbe negato.

Verità supposte: che fare?

Quindi le cose giuste da fare con gli assunti sbagliati e con chi li usa come supposte da rifilare al prossimo, secondo Walter sono sempre le stesse:

  • Prenderne coscienza
  • e liberarsene,
  • per ricominciare a camminare con disinvoltura.

Anche perché, ogni “verità supposta” ogni falso assunto relativo a un qualsiasi disagio, non è esso stesso un disagio?

E se proprio non si può fare a meno di assumerlo, questo disagio, non è meglio riderne al più presto?

Svelato l’arcano

Ecco perché Walter se ne era rimasto a letto.

Per rifiutarsi di passare un’altra giornata a camminare con una verità supposta, con un disagio fra le chiappe.

E senza neanche poterne ridere!

Se anche tu vuoi camminare nella vita con maggiore disinvoltura.

Se anche a te Walter pare un tipo simpatico.E se anche a te piace mettere in discussione quello che credi di sapere, fammelo sapere nei commenti, metti un bel like, iscriviti al canale e poi soprattutto…ridici sopra!

Grazie 🙂

Gagliardo eh!

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