Genitori Tossici #005 – Insabbiamenti domestici

Genitori alcolizzati: negazione, segreti, caos emotivo

Nelle case degli alcolizzati, la negazione e i segreti sono all’ordine del giorno, e creano una situazione di caos emotivo per i bambini.

L’alcolismo è come un dinosauro in salotto: un’estraneo che entra in casa lo nota immediatamente, ma per chi vive li, quel rettile gigantesco è troppo pericoloso da scacciare, e perciò fan finta che sia una presenza del tutto normale.

Riconsocere e superare il dinosauro nel salotto

La situazione emotiva e psicologica nei nuclei familiari in cui i genitori abusano di alcol è molto simile a quella presente nelle case dei tossicodipendenti.

In questo video, esamineremo alcune sfaccettature di questo problema, prendendo spunto dal 4° capitolo del libro Toxic Parents, di Susan Forward, di cui trovi il link in descrizione.

La storia di Glenn

Glenn è un uomo alto e robusto che si reca in terapia da Susan Forward perché si sente insicuro, nervoso e in ansia.

Si accorge di mettere a disagio le persone e per questo non riesce a stringere legami con nessuno. Ma perché?

Perché ha assunto il padre alcolizzato nella sua azienda, nel tentativo di dargli una mano.

Questo non solo ha peggiorato la situazione patologica del padre, ma gli procura grosse perdite in affari. Glenn vuole allontanare il padre, ma si sente in colpa a licenziarlo.

Le caratteristiche tipiche dei figli adulti di genitori alcolizzati

E infatti Glenn ha tutte le caratteristiche di un figlio adulto di un alcolizzato:

  • eccessivo senso di responsabilità
  • bisogno di salvare il genitore
  • insicurezze personali
  • rabbia repressa

Suo padre è alcolizzato. Ma la madre gli ha sempre detto di non parlarne con nessuno. Ed è così che la famiglia mantiene una facciata di normalità: nascondendo il problema.

L’alcolismo del padre spinge tutti a unirsi nella ricerca di soluzioni. Quindi il segreto diventa una colla che tiene insieme la famiglia nello sforzo di far fronte a un male comune.

E’ una storia che ha un tema di fondo: la negazione della malattia del padre e il tentativo di mantenere una facciata di normalità.

La normalità che ci ucciderà

Vi ricordate quella canzone degli Afterhours?

E la verità, è che la gente sta male. Inseguendo ogni giorno la normalità che ci ucciderà

La facciata di normalità è un tema che impatta profondamente sui figli, perché li costringe a negare anche i propri sentimenti e percezioni.

Infatti Glenn impiega enormi quantità di energia per mantenere quella facciata ed evitare di smascherare e quindi tradire la famiglia.

In ragione di ciò si isola, per minimizzare il rischio e finisce con lo sviluppare uno smisurato senso di lealtà nei confronti dei suoi genitori. Un senso di lealtà che impatta male sul suo benessere di adulto.

Essere figli di genitori alcolizzati infatti è un’esperienza difficile, perché ci si sente invisibili e ignorati dai propri genitori.

Glenn, racconta che a undici anni, ruba cinque dollari da un portafoglio lasciato incustodito a casa di un amico, sperando di essere scoperto, e avere l’attenzione dei suoi genitori.

Si sentiva come un orfano, a causa della mancanza di attenzione ricevuta. Quindi doveva fare qualcosa per essere notato.

Ma allo stesso tempo aveva grande difficoltà ad esprimere opinioni, perché aveva interiorizzato la paura che ciò portasse a brutte conseguenze.

I danni dell’inversione di ruolo

Nel corso di questi video abbiamo imparato a conoscere la pericolosità delle inversioni di ruolo tra genitore e figlio.

Tale inversione è un ingrediente sempre presente nelle famiglie dove ci sono genitori alcolisti.

L’inversione è distruttiva in primo luogo nei confronti dei modelli di riferimento del bimbo.

E da qui ne deriva una confusione che minaccia il suo senso di identità, che è ancora in via di sviluppo.

Questi bambini spesso se ne accorgono da adulti, quando si ritrovano ad aver sposato alcolisti a loro volta.

La reiterazione controproducente

Esiste un motivo preciso per cui tendiamo a reiterare gli schemi assorbiti in famiglia: poiché conosciamo le regole di quel gioco e sappiamo cosa aspettarci, ne traiamo inconsciamente un senso di conforto e di struttura.

Non è mai abbastanza sottolineare con quanta forza questa particolare compulsione domini le nostre vite.

Quasi tutti i comportamenti controproducenti, in particolare quelli coinvolti nello stabilire e mantenere relazioni intime, iniziano ad avere molto più senso, se visti alla luce della coazione a ripetere.

E anche il nostro amico Glenn, si è ritrovato a dire quanto segue, riguardo a sua moglie, durante le sessioni di terapia.

La vedevo ubriaca tre, quattro volte alla settimana. L’ho supplicata di smetterla. L’ho portata dai dottori. L’ho pregata di andare agli alcolisti anonimi. Smetteva solo quando minacciavo di andarmene. Ma dopo un po’ ricominciava lo stesso e tornavamo al punto di partenza.

Gli insabbiamenti domestici

Noi oggi ci riempiamo la bocca spesso con la parola “complottismo”, quando vogliamo delegittimare le stramberie di qualcuno che parla di cospirazioni.

Ma quando la negazione e l’insabbiamento sono comportamenti così sdoganati a livello domestico, durante gli anni della crescita, è quasi automatico che si trasferiscano nelle relazioni che instauriamo da adulti.

E se nel microcosmo famigliare mettiamo in piedi dei piccoli apparati di intelligence e propagandaper mantenere lo status quo, perché dovrebbe essere così strano che questo si accentui nel macrocosmo geopolitico globale?

La storia di Jody

Jody, per esempio, una ventiseienne piccolina, è entrata in uno dei gruppi di terapia guidati dalla dottoressa Forward su suggerimento del suo supervisore.

Lavora come operatrice presso un ospedale privato per tossicodipendenti.

Lei stessa è una ex alcolizzata e tossicodipendente, ed è appena uscita da una relazione con un uomo violento.

Nella prima sessione privata di terapia, la dottoressa Forward suggerisce a Jody di aver confuso l’amore con l’abuso.

Come se inconsciamente avesse bisogno di suscitare una rabbia estrema nel suo amante, come prova dell’intensità della sua passione.

Molti figli di alcolisti infatti, hanno un’elevata tolleranza all’accettazione dell’inaccettabile, poiché non hanno idea di come si comporta un padre amorevole.

Chi si ricorda quella canzone dei Bluvertigo?

Chi ha subito un danno è pericoloso. Sopporta tutto

Mi sembra che riassuma bene il concetto, sei d’accordo?

Jody ha imparato dall’esempio del padre che deve fare tutto il necessario per mantenere un uomo felice, altrimenti questo la picchia.

Jodi ha iniziato a bere a dieci anni per fare compagnia a suo papà.

Molti figli di alcolisti si sono trovati nella stessa situazione.

Questi adulti hanno ereditato:

  • rabbia,
  • depressione,
  • perdita di gioia,
  • sospettosità,
  • relazioni danneggiate
  • e un senso di responsabilità troppo sviluppato.

Mentre le relazioni adulte che funzionano, siano esse tra amanti o amici, richiedono un grado significativo di:

  • vulnerabilità,
  • fiducia
  • e apertura.

Che sono quegli stessi elementi che una famiglia di alcolisti distrugge.

Di conseguenza, molti figli adulti di alcolisti sono attratti da persone emotivamente non disponibili, a causa di profondi conflitti.

Dr. Jekyll and Mr. Hyde

Il ragazzo in stile dottor Jekyll e Mr. Hyde di Jody era una ripetizione di suo padre, a volte meraviglioso, a volte terribile.

Scegliendo un uomo instabile e violento, Jody stava sia ripetendo le esperienze familiari della sua infanzia, sia evitando di entrare nelle acque inesplorate della vera intimità.

Si aggrappava disperatamente al mito che suo padre fosse ancora l’unico uomo che la capisse davvero.

La sua riluttanza ad affrontare questo mito ha contaminato i suoi rapporti con gli amici, con i conduttori del suo gruppo di terapia e gli altri membri.

In effetti, il mito era così potente che alla fine ha rinunciato a se stessa. Perché non era disposta a rinunciare a suo padre.

Io e mio padre abbiamo davvero bisogno l’uno dell’altro.

Si diceva.

Il gruppo di terapia di Jody era composto da altri adulti che avevano subito abusi da bambini, e capivano cosa stava passando.

Ma per Jody, il mondo era un luogo subdolo, pieno di vandali emotivi. L’ironia è che questa descrizione sarebbe stata molto accurata anche a riguardo di suo padre.

L’incapacità di Jody di fidarsi è stata una delle principali vittime dell’alcolismo di suo padre.

La fiducia è una vittima comune tra i figli adulti di genitori tossici.

E quindi gelosia, possessività e sospetto sono temi ricorrenti nelle relazioni di queste persone.

Il caso di Carla e l’espiazione

Ma ora prendiamo in esame il caso di Carla.

Nella sua famiglia, le regole cambiano in modo imprevedibile. La madre la incolpa dei suoi problemi con l’alcol.

Lei se ne sente responsabile e questo la spinge a fare di tutto per “espiare”.

Questo condizionamento all’espiazione conduce spesso i figli di alcolisti ad adottare forme inconsce di autodistruzione ed autopunizione.

Alcuni diventano delinquenti e altri somatizzano forme di sofferenza fisica ed emotiva.

E questo è un punto importante da tenere presente quando si indaga su di sé.

Poi, mentre alcuni figli di genitori tossici sono costretti a essere il capro espiatorio, altri sono scelti per il ruolo dell’eroe di famiglia, il “bambino d’oro”.

Questo bambino d’oro riceve l’approvazione di entrambi i genitori e del mondo esterno a causa dell’enorme responsabilità che è costretto ad assumersi.

In superficie, questa approvazione sembrerebbe mettere il bambino eroico in un ambiente molto più positivo di quello del capro espiatorio familiare, ma in realtà la privazione e i demoni personali sono molto simili.

Il bambino d’oro si sforza senza requie per raggiungere obiettivi di perfezione e approvazione sociale altissimi, sia nell’infanzia che nella vita adulta.

Per contro vive in una condizione di tensione molto forte, e tende a diventare perfezionista, un controllore, un manipolatore.

Se sei un figlio adulto, di una famiglia con problemi di alcool, è più probabile che tu abbia avuto solo uno dei due genitori alcolista.

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Uno l’alcol, l’altro codipendente

Generalmente, il ruolo dell’altro genitore, è quello del co-dipendente. Ne abbiamo già parlato nel video linkato qui sopra.

Le persone co-dipendenti possono lamentarsi, supplicare, minacciare, dare ultimatum, ma è raro che prendano posizioni abbastanza forti da imporre cambiamenti significativi.

L’esercizio della negazione del problema, da parte del genitore co-dipendente, da il permesso al partner di persistere nella tossicità dei suoi comportamenti.

Quindi li legittima. Ecco perché si parla del genitore co-dipendente anche in termini di legittimatore o abilitatore.

Sono persone con una spiccata insicurezza di fondo che, come la maggior parte delle persone, scelgono un partner che rispecchi i loro veri sentimenti su se stesse.

Spesso, la scelta di un partner inadeguato gli permette di sentirsi superiori al confronto.

Le famiglie sono giochi di ruolo, molto più di quanto siamo disposti ad ammettere.

Tolta la possibilità di interpretare certi ruoli, gli equilibri famigliari saltano, alla faccia di tutto l’amore e i buoni sentimenti di cui ci riempiamo la bocca.

Nel caso di figli adulti di genitori alcolisti, uno degli errori più diffusi, quando si comincia a prendersi cura di questo problema della propria storia personale, è aggrapparsi alla speranza che tutto possa magicamente trasformarsi in bene.

Meglio attrezzarsi con la volontà di cambiare se stessi, senza cambiare i genitori.

In questo modo, il dinosauro in salotto può essere affrontato senza pericolosi ruzzoloni.

Conclusioni

I feedback che ricevo da questa serie di video sono i più diversi.

Da chi mi chiede se sono titolato a parlare dei libri che leggo, a quelli che, conoscendomi di persona, mi telefonano per fare un apprezzamento.

La cosa che mi colpisce è quando lo fanno dopo essersi trattenuti dal fare un commento o dal mettere un mi piace.

Si perché, siccome dal vivo posso avere una certa tendenza alla schiettezza, conosco una serie di personaggi che non mi gradiscono.

E siccome alcuni di loro hanno un poterino, sono nella posizione di creare situazioni spiacevoli a coloro hanno l’ardire di mettere un like o fare un commento.

Like e commenti: attestazioni di pubblica stima davvero imperdonabili, se riferiti alla mia persona, secondo qualcuno!

Ecco io voglio ringraziare tutti, chi mi critica, quelli che mi vogliono bene di nascosto, e quelli che rompono le scatole alle persone che mi apprezzano.

In qualche modo, tutte e tre le categorie mi danno il polso di come, quello che faccio, ha effettivamente un valore.

E per me tutto questo si traduce in motivazione a continuare.

Quindi, se il video ti ha mosso qualcosa, ti chiedo di farmelo sapere, pubblicamente o privatamente.

Ancora un appunto prima di salutarci.

Io indago il tema prima di tutto per me, e questo ovviamente si riflette sui miei cari.

Poi lo faccio per aiutare la mia audience. Per chi vuole costruire un progetto di comunicazione attorno alla sua attività. E che quindi vuole evitare di costruire cose destinate a sbriciolarsi nelle frustrazioni.

Lo faccio per i professionisti del settore olistico o aspiranti tali.

Perché mi accade di notare con eccessiva frequenza, che se avessero il coraggio di affrontare davvero il tema del rapporto coi genitori, di lavoro farebbero tutt’altro.

Accade spesso infatti, che i percorsi di consapevolezza e le pratiche olistiche, siano la ricerca un poco scomposta, di risolvere una relazione coi genitori, di cui non si ha ancora riconosciuto la problematicità.

Se ti va, prova a prenderlo in considerazione.

Gagliardo eh!

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