Business Model Canvas – Approfondimento #1

Il Business Model Canvas è uno strumento che descrive come un’azienda crea, fornisce e cattura il valore.

Frase breve ma con tante informazioni!

  1. Un modello di business è uno strumento.
  2. È uno strumento che rende chiaro il come.
  3. Rende chiaro come un’azienda crea valore.
  4. Rende chiaro come un’azienda consegna valore
  5. Rende chiaro come un’azienda ottiene valore

E quindi è uno strumento che serve per fare, uno strumento operativo, uno strumento pratico!Ne avevo già parlato in questo articolo.

Bello! Ma come faccio a costruire il mio Business Model Canvas?

Te lo spiego in questa serie di video.

In questo, nello specifico, ti mostro il primo passo che puoi fare per avere chiaro qual’è il modo adatto a te di portare a casa il grano.

Ciao, io sono Alessandro e tu sei benvenuta o benvenuto a  “Il Valore Relazionale’.

Chi sei? Cos’hai da offrire all’ambiente circostante? Cosa fai?

Domande semplici, schiette, che fanno cascare la mandibola a tanti, che si gettano nel mondo del lavoro, senza avere controllato l’ovvio.

Come fossero partiti per una lunga escursione in montagna, ma senza aver controllato il contenuto dello zaino.

Ti garantisco che nella grande montagna del lavoro, i soccorritori hanno un gran da fare.

E non è vero che dovrebbero solo esserne contenti, perché c’è tanto lavoro.

C’è tanto lavoro ingrato. Perché le partite iva somigliano a dei pericolanti.

Mi spiego:

Se io che sono la partita iva, il professionista, il pericolante, non capisco il valore di controllare il contenuto del mio zaino, prima di partire per la mia escursione in alta montagna, come posso apprezzare il valore di un soccorritore che si è tenuto allenato e in questo momento:

  • Si sta calando da un elicottero che sta a mezzo metro da una parete rocciosa;
  • Col vento;
  • A 2500 metri d’altezza;
  • Per 1000 euro al mese;
  • Solo perché per me era troppo controllare di avere il moschettone di sicurezza!

Se sono fatto così è più probabile che mi lamenti del fatto che, salvandomi la vita, il soccorritore mi ha schiacciato un unghia.

E magari gli chiedo pure i danni.

E allora come posso fare per ricordarmi di controllare meglio la mia attrezzatura, prima di mettere in pericolo me stesso e le persone, che poi, magari, tenteranno di tirarmi fuori dai miei stessi guai?

In questa metafora dove l’escursione in alta montagna rappresenta il fare impresa, la risposta è semplice.

Facendomi qualche domanda mirata, e sforzandomi di rispondere e prendere nota.

E chi me le potrà mai suggerire le domande giuste?

Ma i soccorritori della grande montagna del lavoro! I consulenti!

I quali, per ridurre i rischi derivanti dalle urgenze, e per ridurre la percentuale di lavoro ingrato, dedicano una parte delle loro risorse a diffondere la cultura della prevenzione.

Cosa che sto facendo anche io, proprio in questo momento!

Ora che è chiaro perché, rispondere alle domande che ti sto per proporre, può risparmiare problemi a entrambi, lascia che le condivida:

Ti interessa il tuo lavoro?

Sei proprio sicuro che non faccia da tappo una qualche tua importante abilità o competenza che quindi non stai utilizzando appieno?

È importante accorgersene, perché le abilità e le competenze inespresse, dovrebbero andare a bilancio.

Certo che si! La frustrazione, lo stress e l’insoddisfazione andrebbero annotati sotto la voce dei costi.

Esse sono concretamente dei costi, perché ti sottraggono energie, che tu potresti impiegare per alimentare altro.

Inoltre, senza che tu te ne accorga, le frustrazioni vanno ad alimentare dei bisogni tuoi.

Delle urgenze inconsce, tue, personali, che ti faranno diventare completamente cieco, rispetto ai bisogni dei tuoi clienti e collaboratori.

Se per te queste urgenze saranno inconsce, clienti e collaboratori invece, le noteranno benissimo, visto che avranno ripetutamente la sensazione che tu sia troppo preso dai tuoi problemi per capire i loro.

Quindi quelle tue abilità e competenze represse, andrebbero segnate alla voce delle “attività chiave”,

in quanto rappresentano energie motrici di possibili incrementi al valore che hai da offrire.

E di riflesso quindi, possono essere chiavi,  per incrementare anche il valore che ricevi.

Mi raccomando, quando parlo di valore, dato e ricevuto, non mi limito ai soldi.

Essi sono importanti da considerare, nella sostenibilità di un progetto, ma non possono viaggiare da soli.

E quindi, perché non controlliamo anche se le tendenze della tua personalità sono in sintonia con le caratteristiche del posto in cui lavori?

Dai facciamolo!

Ma quando provi a rispondere alle domande che ti faccio, non farti influenzare dagli effluvi dei brand.

Quando un soggetto di mercato, un professionista o un’azienda dispone di budget importanti, ha un grosso margine di manovra sulla percezione che clienti e collaboratori hanno di lui.

Tu guarda le persone con cui lavori. Come ti sembrano?

E’ importante, perché sono loro a definire davvero la qualità del tuo ambiente di lavoro.

  • Sei in sintonia con loro?
  • Sei in sintonia con le attività lavorative che devi svolgere?

Se le persone e le azioni quotidiane non sono in sintonia con le tue attività chiave, ti suggerisco di cominciare a considerare l’idea di cambiare Clienti, cambiare Partner Chiave, cambiare Lavoro!

Con quali altri criteri lo vedremo in altri video. Per ora ti invito a elaborare gli spunti che ti ho dato oggi.

Se hai delle perplessità, scrivile nei commenti oppure contattami.

Gagliardo eh!

Business Design e Business Model Canvas

Business Design e Business Model Canvas

Ciao e benvenuto sul canale “il valore relazionale”. Io sono Alessandro e oggi ti parlo del “modello di business”.

Cos’è il Business Model Canvas?

È il modo in cui è strutturato il “fare affari”. È l’insieme delle relazioni che lo sorreggono e anche l’insieme delle dinamiche che caratterizzano quelle relazioni.

Riassumendo: il modello di business di qualcuno, è il suo modo di fare affari!

Quindi, tutte le persone che fanno affari hanno un modo, un modello di business.

Ma cosa fa la differenza tra un modello di business frustrante e uno che da soddisfazioni?

Facile: il modo in cui è strutturato.

E come si struttura un modello di business che da soddisfazioni?

Non c’è un unico modo per farlo. Però esiste almeno un metodo collaudato. Quello del Business Model Canvas ideato da Tim Clark e collaboratori.

A mio giudizio è uno strumento semplice e versatile, che può essere usato sia dall’azienda, sia dal dipendente, sia dal singolo professionista.

Proprio a causa della sua versatilità, attorno alla sua semplicità ha preso vita tutto un mercato editoriale, fatto di casi studio e declinazioni d’impiego più specifiche.

Solo 9 domande per 9 cardini del “fare affari”

Ma il nucleo essenziale di questo canvas, sono solo 9 domande che aiutano a individuare 9 punti cardine che devono essere ben definiti, in un modello di business che da soddisfazioni.

E quelle 9 domande sono:

  1. Chi sei e cosa hai da dare?
  2. Cosa fai, quali azioni svolgi?
  3. A chi sei utile?
  4. Come gli sei utile?
  5. Come ti fai conoscere e gli trasferisci valore?
  6. Come interagisci?
  7. Chi ti aiuta?
  8. Cosa ottieni?
  9. Cosa dai?

Esse consentono di fare una fotografia della situazione attuale, e di individuare le aree di intervento.

Se parliamo di interventi sul modello di business personale va da sé. che non è fatto per rimanere uguale a sé stesso, ma per essere aggiornato nel tempo, in seguito sia a piani di azione, scanditi da tempi ben definiti, sia da adeguamenti rispetto al mercato.

Caso Studio

Per esempio:

Mi è capitato di proporre la compilazione di questo canvas ad un imprenditore che intendeva dedicarsi a un nuovo segmento di mercato e scalarlo.

Nella compilazione del Canvas si sono evidenziate 2 criticità fondamentali:

La prima riguardava l’assenza di un partner commerciale in grado di fornire il giusto supporto.

La seconda, e niente affatto in ordine di priorità, riguardava il fatto che aveva inserito alcuni soci alla voce dei costi.

Perché questo rappresentava un problema strategico?

Perché se ti manca un partner commerciale, cominci a cercarlo e prima o poi lo trovi. Ma se hai dei soci che ti prosciugano le energie, hai un problema al nucleo fondamentale dell’azienda.

E se per quel problema non fai dei piani di azione, per giungere velocemente a una soluzione, il problema rimane.

Rimanendo genera frizione nei processi aziendali e la frizione impedisce di scalare la fetta di mercato scelta, in tempi profittevoli.

Detta semplice: perdi fatturato! Detta semplice ma più completa: se non poni dei limiti, anche temporali, ai tuoi problemi e ai tuoi piani di azione, essi si prenderanno tutta la tua vita.

Non è sfiga, è un autodisciplina non allenata adeguatamente.

È il scegliere di non scegliere, il “lasciar stare il can che dorme”, è l’illusione di quieto vivere e il mancato investimento sulle PROPRIE ABILITÀ COMUNICATIVE.

E’ il rifiuto del conflitto che a lungo andare diventa vocazione all’irrisolto. E il grosso effetto collaterale della vocazione all’irrisolto è che ha bisogno di capri espiatori per mandare avanti se stessa!

Prevenire la vocazione all’irrisolto

Per risolvere queste stasi invece occorre coltivare la vocazione alla visione d’insieme e all’azione specifica!

E se proprio ti trovi col margine di manovra ridotto, puoi sempre investire sul migliorare il tuo modello comunicativo personale.

Li, c’è sempre margine di manovra e se ti occorrono degli spunti, nel canale trovi dei video sulla comunicazione empatica e sulla segmentazione.

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Gli strumenti ci sono. Ora sta a te!