Sfida all’autoritarismo: The Guru Papers, Bitcoin e il potere delle banche centrali

La sfida all’autoritarismo dei guru e del noto è necessaria per l’evoluzione e la padronanza della propria mente. Come spiegano gli autori di “The Guru Papers”.

The Guru Papers: Smascherare l’Autoritarismo nel Mondo Spirituale

Parliamo di un libro che mette pepe nel mondo spirituale: “The Guru Papers” di Joel Kramer e Diana Alstad, una coppia di praticanti yoga attivi dagli anni 60.

È come se questi due autori dicessero: “Aspetta un attimo! Non è tutto oro quello che luccica nel regno dei guru!”

Guru e Illusionisti: Autorità Spirituale o Manipolazione?

Il loro libro mette sotto la lente d’ingrandimento il fenomeno dei guru, analizzando come l’autorità spirituale possa trasformarsi in una vera e propria arma di manipolazione.

Kramer e Alstad ci fanno riflettere sul fatto che i guru, più che essere gli eroi infallibili che cerchiamo, somigliano più a degli illusionisti, che ci vendono verità azzoppate.

Ecco la fondamentale del libro:i guru si atteggiano a maestri di saggezza universale, e gli autori mettono in discussione l’autenticità di queste pretese.

È come se ci dicessero:

“Ehi, forse dovremmo smetterla di dare a questi guru le chiavi della nostra vita spirituale!”

Quindi ci portano in un viaggio all’interno delle istituzioni religiose, dentro alle relazioni maestro-discepolo, mostrando come queste strutture possano plasmare la nostra identità.

E possiamo già ricavarne qualche informazione da ricordare: 

  1. Esistono delle strutture che possono plasmare la nostra identità.
  2. Due di queste sono le istituzioni religiose e il rapporto maestro-discepolo.

È come se gli autori ci facessero vedere dove sono i fili capaci di trasformarci in burattini.

“The Guru Papers” ci lancia una sfida: sviluppare una spiritualità autonoma, evitando le trappole dell’autorità cieca e del dogmatismo. Insomma, un invito a liberarci dalle catene invisibili e a trovare la nostra vera strada!

Sviluppare una Spiritualità Autonoma: Evitare le Trappole dell’Autorità

Alla fine, questo libro è un po’ come un reality check per il mondo spirituale. Ci fa capire che forse è ora di finirla di mettere i maestri sul piedistallo. E che invece è tempo di iniziare a pensare con la nostra testa.

E’ un invito ad avere più fiducia in sé stessi e quindi a tenere bene a mente che, se un guru ti dice cose che ti sembrano troppo belle per essere vere, probabilmente hai ragione! 😉

Esplorano un dilemma che ci riguarda tutti.

Perché, nonostante siamo abbastanza intelligenti da creare microchip e tecnologie avanzate, non riusciamo a trovare un modo sostenibile di convivere tra di noi e con l’ambiente del nostro pianeta?

È una domanda che fa storcere il naso a tanti ultimamente. Una domanda che a distanza di 30 anni dalla pubblicazione del libro, sta pericolosamente solleticando il delirio di onnipotenza di qualche club di miliardari.

Gli autori del libro “The Guru Papers”, hanno una teoria interessante:

Forse, la responsabilità di questo fallimento è di ideologie e pratiche autoritarie, che ci tengono imprigionati in schemi vecchi e dannosi.

Ideologie Autoritarie: Barriera alla Creatività e Risoluzione dei Problemi Globali

La creatività, che ci servirebbe per risolvere i problemi globali, viene soffocata dalle catene dell’autoritarismo.

E allora, come facciamo a evitare di diventare pessimisti o cinici in tutto questo? Diana e Joel suggeriscono di guardare ai nuovi settaggi mentali che si basano sull’evoluzione e lo sviluppo. In questo modo, possiamo mantenere viva la speranza e coltivare un ottimismo ragionevole.

Ma come possiamo realizzare questo cambiamento nell’impostazione della nostra mentalità?

Focalizzandoci sullo smascherare l’autoritarismo che si nasconde dietro le strutture, le istituzioni e le visioni del mondo che ci circondano.

Perché il vero potere dell’autoritarismo, risiede nel suo controllo sulle nostre menti! Quindi cambiare il modo in cui pensiamo e agiamo, è il primo passo per migliorare.

Cambiare Mentalità per Superare l’Autoritarismo e Liberare la Creatività

Si tratta di far scattare la molla della creatività e di liberarsi dalle catene dell’autoritarismo! E come si fa? Come le cambiamo le mentalità e i valori della società per creare una trasformazione funzionale? Perché, diciamocelo: se vogliamo un cambiamento radicale, dobbiamo anche cambiare il modo in cui pensiamo!

Gli autori di “The Guru Papers” ci dicono che per avere una vera, nuova visione del mondo, è utile dire addio all’autoritarismo. I punti su cui fare leva sono:

  1. trovare l’alleanza delle persone, attraverso il consenso, evitando le imposizioni.
  2. E soprattutto imparare a fidarci di noi stessi e delle nostre esperienze personali.

Non possiamo continuare a ingoiare ciecamente vecchie idee e valori solo perché “è sempre stato così”. Inoltre, è utile smettere di adorare la tradizione e il passato, più di quanto non facciamo per il nostro presente e futuro.

Ora, sappiamo tutti che le ideologie amano convincerci che sono le migliori, ok? Ma è difficile trovare un accordo su alcune questioni importanti, riguardanti la vita e la morte, o l’eventuale esistenza di altre dimensioni dell’esistenza ecc. ecc.

Quindi, invece di concentrarci su quale visione del mondo sia più “vera”, svelare l’autoritarismo nascosto dietro le proprie convinzioni e visioni della realtà, è un obiettivo molto più perseguibile, misurabile e verificabile.

Ciò è interessante, perché significa che possiamo tranquillamente smettere di lottare, per dimostrare chi ha ragione ed escludere chi ha torto. E possiamo lavorare insieme per costruire un cambiamento funzionale, basato sul sapere evidenziare interconnessioni tra visioni del mondo opposte.

Quindi, se ci cimentiamo nello smascherare l’autoritarismo, è troppo facile farlo con quello evidente e plateale, come i sistemi politici oppressivi e la coercizione. E’ molto più interessante ed utile cimentarsi con qualcosa di più profondo, più nascosto e più pervasivo.

Cioè smascherare quei meccanismi di controllo autoritario che si annidano nelle nostre mentalità, credenze, emozioni e aspirazioni. Perché quando non ci fidiamo di noi stessi, diventiamo facili prede della manipolazione.

E quindi perché è fondamentale comprendere la dinamica, l’attrattiva e l’ampiezza di questo aspetto del nostro patrimonio culturale, che è l’autoritarismo?

Perché solo sbloccandosi dai vincoli dell’autoritarismo – non solo nelle strutture sociali, ma anche nella nostra psiche – l’umanità può trovare la chiave, per affrontare la sfida evolutiva che il nostro passato autoritario ci presenta.

Proprio come nessuno avrebbe potuto prevedere gli attuali risultati della tecnologia, non c’è modo di immaginare tutte le conseguenze che un vero cambiamento nei valori fondamentali potrebbe portare. Sappiamo però che l’autoritarismo è l’elemento comune ai vecchi paradigmi.

Quindi anche se non c’è modo di sapere quali sarebbero le possibilità umane senza di esso, sappiamo che creare strutture non autoritarie è la nuova frontiera, è lì che risiede la potenzialità più alta, quella ancora inesplorata.

E, oh, guarda un po’, sembra che, da questo punto di vista, siamo in un momento cruciale della storia!

Le basi della coesione sociale vacillano, molte sono già per terra, alcune, come il sistema bancario internazionale, si regge in piedi per accanimento terapeutico, a discapito del benessere di tutti, come dimostrato per l’ennesima volta, dopo il caso di Silicon Valley Bank.

Riflessioni sull’Autoritarismo nel Sistema Bancario e la Rivoluzione di Bitcoin

Cioè, i beneficiari dello status quo, non riescono a vincere senza barare, neanche a quel gioco di cui loro stessi hanno stabilito le regole.

Sarebbe utile ci decidessimo, finalmente, a esaminare le ipotesi di base delle nostre culture. Anche le ipotesi di base della cultura bancaria internazionale.

Non a caso Bitcoin ha una struttura decentralizzata, e dal 2008 in poi, quando è nato, non è rimasto in piedi grazie ai salvataggi delle banche centrali, anzi. E’ rimasto in piedi nonostante le gesta della Fed e delle cosiddette “autorità di vigilanza”.

E qual è la risposta che il sistema sta cercando di rendere operativa? Le cbdc’s le valute digitali delle banche centrali. Vere e proprie economie programmabili nel dettaglio, per ogni singolo individuo, secondo i parametri di un’autorità! Ovviamente la loro!

In fondo, il modo in cui una società mantiene il controllo è fondamentale, e la coercizione fisica da sola non basta. Ecco dove entra in gioco la moralità, quella colla che tiene insieme un ordine sociale.

Ma attenzione, perché qui entriamo in un aspetto molto interessante del nostro ragionare: la moralità non è solo un insieme arbitrario di valori; è legata a una visione del mondo che la giustifica.

E finora, il processo di socializzazione è stato in gran parte autoritario, instillando sfiducia in noi stessi per controllarci meglio.

La Moralità come Strumento di Controllo Sociale e la Necessità di Cambiare Prospettiva

Se questa sfiducia non è instillata di continuo, è inoculata di certo, nel momento in cui le gesta individuali o collettive, cominciano a rispondere a una visione del mondo, diversa da quella dell’autorità.

Ed ecco che torno a Bitcoin. Non vi siete accorti di come si orchestrano eventi atti a creare sfiducia nei suoi confronti? Lo sapevate che la visione del mondo di Bitcoin è priva di banche centrali? Comincia ad essere più chiara la prospettiva del momento storico che stiamo vivendo?

Ricordiamoci, amici: il cambiamento inizia con la fiducia in noi stessi e la capacità di mettere in discussione le ipotesi di base delle nostre culture.

Quelle ipotesi che in men che non si dica, all’interno di contesti sociali strutturati, grandi o piccoli che siano, tendono a diventare “verità” e certezze morali.

L’Importanza della Fiducia in Sé Stessi e il Dilemma delle Verità Indiscutibili

Avete mai notato come molte visioni del mondo presentino la “verità” come qualcosa di indiscutibile? Ecco, questo ha uno scopo: dare a certe persone il diritto di controllare gli altri e se stesse, proprio in funzione di quella visione del mondo, di quella direzione di sviluppo. E di farlo attraverso la moralità.

La certezza morale ha un’enorme attrazione emotiva, e le credenze su cui si basa diventano rigide nel tempo, resistendo al cambiamento anche quando ci sono buone, ottime, evidenti ragioni per cambiare.

E quando i tempi cambiano e richiedono una nuova prospettiva, beh, questa rigidità non fa più bene a nessuno, anzi!

Superare la Certezza Morale e la Rigidità delle Credenze per Affrontare il Cambiamento

Gli autori di “The Guru Papers” ci dicono che viviamo in tempi in cui l’autoritarismo sta portando l’umanità verso la rovina. Altro che la sovrappopolazione!

E indovinate un po’? Tutte le visioni del mondo autoritarie hanno qualcosa in comune: instillano sfiducia in se stessi. Ma senza farsi sgamare!

Il libro si propone di decifrare il codice che maschera il potere autoritario, per aiutarci a liberarci da queste catene. Ci offre delle dritte per riuscire a sfidare l’autoritarismo e ricostruire la fiducia in noi stessi.

Focalizziamoci per un attimo sulle prospettive evolutive e dialettiche nella società e di come l’autoritarismo sia radicato nel tessuto di molte culture.

L’umanità è in un processo di evoluzione, che la costringe a cambiare il modo in cui si relaziona con se stessa, con altre specie e con il pianeta.

Per riuscire a sopravvivere, deve affrontare le abitudini distruttive, insostenibili e disfunzionali.

L’Evoluzione Umana, il Superamento delle Abitudini Disfunzionali e la Visione Dialettica

Una delle abitudini disfunzionali è quella di categorizzare la realtà sulla base di poli opposti, separati da linee di demarcazione insormontabili e non sovrapponibili: male/bene, competizione/cooperazione, egoismo/altruismo, e senza sfumature.

Ma ci sono visioni del mondo che guardano a questi poli in un ottica dialettica. Per questo sono in grado di riconoscere interconnessioni, fra queste categorie opposte.

E attenzione a questo aspetto importante: una visione del mondo che abbia davvero questa capacità, non può apportare nessuna ventata di aria fresca, se si fa strada attraverso qualcuno che pretende di avere un accesso speciale alla “verità”. Sarebbe solo il vecchio che ritenta e che ci canta il dada umpa, come diceva il J- Ax degli anni buoni.

Per apportare un cambiamento rilevante è utile esercitarsi nell’illustrare bene, i limiti delle forme e dei processi noti, in modo che diminuisca la loro carica reattiva e lascino emergere il nuovo.

Basterebbe smettessero di fare da tappo e il nuovo uscirebbe come spumante a capodanno!

L’autoritarismo si nasconde in molte cose che diamo per scontate e lo troviamo anche in culture apparentemente alternative.

E infatti persino le democrazie, a partire dagli anni 70, hanno lottato contro impulsi autoritari al punto che, nel dibattito pubblico, si parla spesso di democrature. Cioè corpi dittatoriali che indossano abiti democratici.

Ricordiamocelo spesso nel corso del ragionamento: affrontare l’autoritarismo è fondamentale per un cambiamento positivo, in noi stessi e nella società.

Ma in che modo liberarci dall’autoritarismo è fondamentale per l’evoluzione dell’umanità?

Così. Per riuscire ad affrontare e superare la sfida evolutiva che il nostro passato e presente autoritario ci pongono, dobbiamo sciogliere i nodi dell’autoritarismo, non solo nelle strutture sociali, ma anche nelle nostre menti.

Ecco quanto e come, affrontare l’autoritarismo è importante, ne va della padronanza delle nostre menti.

Non possiamo immaginare tutte le conseguenze che un vero cambiamento nei valori fondamentali potrebbe portare, proprio come nessuno avrebbe potuto prevedere gli attuali risultati della tecnologia.

Ma sappiamo che l’autoritarismo è l’elemento comune ai vecchi paradigmi, e con ciò sappiamo anche, che creare strutture non autoritarie è la nuova frontiera, ed è da qui che nasce la speranza per il futuro dell’umanità.

Alla gran brutta facciaccia di Malthus!

Confronto con i genitori tossici: come gestirli e superarli

Il confronto con genitori tossici può avere un impatto negativo sulla vita dei figli anche in età adulta. In questo articolo, esploreremo come affrontare e superare l’influenza di genitori tossici, garantendo una vita sana e indipendente.

1) Riconoscere i segni dei genitori tossici

Prima di tutto, è importante identificare i segni di comportamento tossico nei genitori. Ciò può includere manipolazione, critica eccessiva, mancanza di empatia, abuso emotivo o fisico e controllo eccessivo. Riconoscere questi comportamenti è il primo passo per affrontarli nel confronto con i genitori tossici.

2) Comunicazione efficace nel confronto con genitori tossici

La comunicazione è fondamentale nel gestire i rapporti con genitori tossici. Mantenere la calma e parlare in modo chiaro ed assertivo può aiutare a esprimere i propri sentimenti e bisogni senza provocare ulteriori conflitti.

3) Stabilire confini nel confronto con genitori tossici

È essenziale stabilire confini chiari e sani per proteggersi dai comportamenti tossici dei genitori. Comunica le tue aspettative, i tuoi limiti e le conseguenze in caso di violazione di tali confini.

4) Gestione delle emozioni di fronte a genitori tossici

Affrontare genitori tossici può essere emotivamente drenante. Impara a gestire le tue emozioni attraverso tecniche come la meditazione, lo yoga moderno (se stai affrontando questo problema, evita lo yoga tradizionale, per motivi spiegati qui e se vuoi approcciare ad ulteriori approfondimenti a riguardo, prova a questo video) o l’esercizio fisico. Cerca anche di coltivare relazioni sane con amici e partner per avere un sistema di supporto emotivo.

5) Terapia e supporto per superare l’impatto dei genitori tossici

La terapia può essere un’ottima risorsa per affrontare e superare l’influenza dei genitori tossici. Un terapeuta può aiutare a elaborare i traumi passati e fornire strumenti per costruire relazioni più sane in futuro.

6) Creare una vita sana e indipendente nel confronto con i genitori tossici

L’obiettivo finale è creare una vita sana e indipendente dall’influenza dei genitori tossici. Concentrati sullo sviluppo personale, stabilisci obiettivi a breve e lungo termine e crea una rete di supporto di amici e professionisti che possano aiutarti nel tuo percorso di guarigione.

Affrontare e superare l’influenza dei genitori tossici nel confronto con loro può essere una sfida, ma con le giuste strategie e il supporto, è possibile creare una vita sana e indipendente. Ricorda che la tua felicità e il tuo benessere sono la priorità principale.

Yoga e Ur Fascismo #001 – Evitare le trappole

Yoga e Ur Fascismo #001

Il Fascismo Eterno

Umberto Eco ci aveva avvisati!

Ma di che cosa? Te lo spiego dopo la sigla!

A luglio 2018 ottengo il mio diploma di insegnante di Yoga.

Ma come?

  • Frequento un biennio apposta.
  • Scrivo una tesi.
  • Faccio un’ esame pratico.

Perché è interessante?

  • Perché nella tesi parlo di UR FASCISMO e culto della tradizione.
  • Perché il corso è di stampo moderno.
  • E perché il tradizionalismo e il modernismo sono agli antipodi.

Dal buio della notte al sole di mezzogiorno, ci sono infinite sfumature.

Che possono essere colte con maggiore facilità se il contrasto è elevato.

Una di queste sfumature, è l’ UR FASCISMO.

Che è un modo più breve di dire fascismo eterno.

Le sue 4 caratteristiche di base

Il fascismo eterno ha 4 caratteristiche alle quali bisogna stare molto attenti.

Perché quando sono presenti, anche singolarmente, tendono a far condensare una nebulosa reazionaria.

E quali sono ste caratteristiche?

  • Il culto della Tradizione
  • Il rifiuto del modernismo
  • Il culto dell’azione per l’azione
  • Il rifiuto dello spirito critico

E quando dico “rifiuto dello spirito critico”, intendo la tendenza a far passare il disaccordo per tradimento!

Tendenza che mi sembra piuttosto diffusa!

  • Penso al rapporto fra i governi e Julian Assange
  • Penso all’etichettatura compulsiva di qualsiasi categoria sociale immaginabile.
  • Penso alla polarizzazione dei gruppi in seno al bisogno di fare community.

Che poi è figlio del bisogno di monetizzare, che poi è figlio del bisogno de magná.

Il rifiuto dello spirito critico

Ed è come se ognuno di noi dicesse agli altri:

“Se non approvi quello che faccio, allora sei fuori!

Sei fuori:

  • Perché col tuo disaccordo mi metti in pericolo di vita.
  • Perché mi metti in cattiva luce.
  • Quindi mi rovini il personal brand.
  • Quindi mi riduci il fatturato.

E pensare che c’è chi se la prende coi social-network, come se il problema originasse da li.

I luoghi del fascismo eterno

E invece no, è il FASCISMO ETERNO, quello che vive dentro ogni essere umano che è in conflitto morale coi suoi stessi bisogni.

È li che trova il suo spazio naturale. Ed è per questo che è eterno.

Certamente.

Perché se collochi le fonti dell’ autorità oltre l’umano, oltre te stesso, in luoghi in cui tu non hai accesso, nelle astratte regioni del divino”, come del resto fa ogni Tradizione, certe disgrazie sono facilitate.

Perché la rinuncia alla propria responsabilità è anche la rinuncia al potere su di sé.

E allora resta solo il potere sugli altri, che gli altri esercitano su di noi, e noi su di loro.

Tipo che quando tiri acqua al tuo mulino è più facile che tu dica che sei al servizio:

  • del nobile dio,
  • della nobile istituzione,
  • della nobile causa!

Piuttosto che tu faccia delle richieste specifiche, in funzione della tua voglia:

  • de scopà,
  • de magnà,
  • e di sentirti importante per qualcun’altro!

insomma, il culto della Tradizione da tutta l’impressione di essere un potente precursore d’ipocrisie, ricatti morali e rigidità gerarchiche…che rifiutano il modernismo per una ragione molto semplice.

  • In un mondo dove si può fare domande con disinvoltura.
  • Dove la distribuzione liquida del potere è davvero compiuta
  • Dove la società è costituita da persone con solida autostima, senso di responsabilità e rispetto di sé.

Alla Tradizione cosa resta, se non i tentativi di restaurarsi?

Ancien Régime come hobby

Questo perché il modernismo sta alla Tradizione PRECISAMENTE come la rivoluzione francese sta all’Ancien Régime. Ma anche viceversa!

Saranno forse le modalità di questo viceversa che continuano a sfuggirci?

  • Sembra un discorsone lontano ma, siccome la Tradizione:
  • Sta alla base della maggior parte delle religioni.
  • Sta alla base delle arti marziali giapponesi e del militarismo.
  • E sta alla base dello Yoga.

Ci ritroviamo con un Ancien Régime che cerca di restaurarsi, nello spazio personale delle persone moderne, attraverso i loro amatissimi hobbies.

Per questo io sento il bisogno di

  • evidenziare degli ostacoli
  • discutere soluzioni e sperimentarne qualcuna
  • e di confrontarmi liberamente con altri interessati a questi temi.

Quindi se senti della curiosità, anche vaga, fatti vivo nei commenti per favore.

Rapporti umani, marketing e l’accorgersi dei bisogni

Ma parlavo di vincere degli ostacoli!

Ostacoli verso cosa?

Verso una prospettiva dei rapporti umani radicata sul L’ACCORGERSI dei propri bisogni.

Di cosa sento bisogno?

Perché se io non sono consapevole dei miei stessi bisogni, se non mi sforzo di sviluppare un linguaggio, per prendere confidenza con loro, allora sono manipolabile.

E al contempo divento un manipolatore.

Si certamente!

Scusa ma secondo te, è un caso che nella nostra società il marketing abbia assunto un ruolo così centrale?

Il marketing è ovunque, perfino nelle parole di quelli che parlano male del marketing.

Ed è qui anche adesso, nelle parole che ti dico.

E sai perché?

Perché il marketing fa leva sui bisogni insoddisfatti e su tutto il carico psico-emotivo che ne deriva.

Non accade solo per pura malizia che gli yogi guru si trasformino in predoni.

Yogi Guru e Predoneria

Magari il loro intento di base è diverso, tipo quello di favorire la spiritualità delle persone.

Solo che nel giubilo della loro nobile causa, nascondono perfino a se stessi di essere mossi da bisogni ben più prosaici.

Il tutto all’insegna della CONSAPEVOLZÈEEZZA

Tanti Shanti e Namasté

E così come è vero che l’occasione rende l’uomo ladro, l’occasione di esercitare un potere, di procurarsi un vantaggio, di solito è colta senza badare troppo alle conseguenze.

Anche dai professionisti della relazione d’aiuto!

  • E penso alle vicende che hanno interessato Bikram, sul quale è ora in onda uno speciale su Netflix.
  • Penso allo scandalo che ha riguardato il padre spirituale dell’Ashtanga Yoga
  • E penso soprattutto alle accuse che 5 donne austriache hanno mosso all’attuale erede della dinastia di Krishnamacharia.

Dato il numero di questi scandali, non è il caso di chiederci se non ci sta sfuggendo qualcosa di questa straordinaria tradizione?

Si può farlo anche senza tramutarsi in giustizialisti eh?

Per esempio:

In un articolo di Matthew Remski di cui ti lascio il link, si parla dell’erede della grande dinastia Yogica citata poco fa.

Il quale nel 2012 è stato accusato di:

  • intimidazione psicologica
  • “bullismo spirituale”, qualunque cosa questo significhi.
  • umiliazione sessuale dei suoi studenti, in contesti di gruppo,
  • e di avere sottoposto alcune studentesse a falsi massaggi “granthi”, promettendo di dotarle di poteri speciali attraverso il rapporto.

Naturalmente, chiedendo loro silenzio e segretezza in proposito, in modo da rispettare alla lettera il manuale del perfetto manipolatore.

Ora, io non so neanche cosa sia il massaggio “granthi”.

Inoltre non possiamo sapere se è vero o no che queste cose siano accadute.

Poi lungi da me rinnegare il grande valore che tale dinastia di Yogi ha apportato per la demistificazione degli Yoga Sutra di Patanjali.

Però mi pongo delle domande:

  • Dal momento che cominciano a piovere denunce, non è che qualche messaggio, da qualche parte, è arrivato in modo, come minimo inappropriato, agli allievi?
  • In quali modi certi messaggi arrivano ai discenti in maniera equivoca, poco chiara, confusa e incongruente?
  • Non è il caso di cominciare a dare un nome, alle stranezze che si esprimono oggi giorno, nello Yoga e nelle culture Tradizionali?

Le Tradizionali incongruenze della manipolazione

Per esempio:

I confini della relazione Maestro – Allievo, sono posti in maniera confusa.

A mio avviso per poter offrire agli insegnanti l’opportunità di attraversarli con profitto, una volta sfumati.

E anche non fosse questo lo scopo iniziale, è ormai lapalissiano che comunque, poi è così che va a finire!

Ho scoperto che nella cultura anglosassone esiste un ampio dibattito, nell’opinione pubblica, sul tema degli abusi degli yogi guru.

E quando parlo di abusi, essi non devono mica essere per forza di natura sessuale!

L’abuso, in ambito yogico è un tema così sentito, nel mondo anglosassone, da spingere le maggiori associazioni mondiali a creare dei regolamenti dedicati.

Ciò ha interessato anche la ben nota Yoga Alliance.

Non è così nei paesi latini, come la Spagna, l’Italia ed i paesi del Sudamerica, dove il tema rimane dormiente.

Un poco come accade per la tematica della pedofilia ecclesiastica.

Se nei paesi anglosassoni, almeno per i casi emersi, i responsabili sono processati e le vittime, in qualche modo, risarcite.

In Italia i responsabili la fanno franca, qualche volta fanno pure carriera, e le vittime una volta di più, s’attaccano al cazzo!

Ho trovato tanto materiale interessante su questi argomenti.

Quindi se vuoi partecipare alla scelta di quale materiale elaborare prima, accedi alla bibliografia che ho preparato su Patreon.

A mio avviso, la scuola di Ashtanga Yoga, nel mondo anglosassone, ha affrontato la questione in modo abbastanza maturo perché:

  • Ha riconosciuto gli errori del suo Maestro e se ne è scusata, senza per questo rigettare tutto il suo operato.
  • Ha messo però in discussione una parte dell’insegnamento, per capire dove eventualmente ci si è mossi come la volpe con l’uva.
  • Ha acceso i riflettori sulla necessità di ridefinire gli equilibri tra la figura del Maestro e quelle dell’allievo e del gruppo.

E secondo me c’è da prendere spunto da loro anche nei paesi latini come Italia, Spagna e Sudamerica.

È una cosa direttamente correlata allo sviluppo di una sana autostima.

Se è un tema che ti interessa, possiamo approfondirlo.

Per piacere, fammelo sapere nei commenti.

Poi un altro tema su cui invito a fare finalmente chiarezza è il significato della parola tradizione.

Perché nello Yoga come nell’ Aikido, genera confusione!

In queste pratiche infatti è presente sia una tradizione con la t minuscola, intesa come patrimonio culturale trasmesso da una generazione all’altra.

Ma poi, nello stesso contesto, in maniera implicita, è intesa anche come Ur Fascismo.

Anche se pochi sono disposti ad ammetterlo, tra uno Shanti un Om e un Onegai Shimazu.

Questo ha conseguenze poco piacevoli nelle relazioni.

Ste conseguenze le vogliamo per forza chiamarle Karma? Chiamiamole karma!

Quanto buone siano le intenzioni iniziali non ha molta importanza rispetto a tali conseguenze!

E qui colgo l’occasione per condividere una esperienza personale.

Il Sutra 14 del Nadhana Padah di Patanjali

E parto dal Sutra 14 del Nadhana Padah di Patanjali.

Te hlâda paritâpa phalâh pun yâpun yahetu tvât

Pronunciato senza nessuna pretesa di correttezza.

E con piena comprensione di chi, nel dubbio mi ha già mandato in tanta mona.

Mi pare giusto!

In un corso di approfondimento sullo Yoga che ho frequentato di recente, dal quale ho preferito prendere le distanze, gli insegnanti ci parlano di questo Sutra in un momento molto delicato.

Un momento dove molte persone stanno chiedendosi se non è il caso di piantare in asso il corso.

Gli insegnanti ce ne offrono una interpretazione sulla quale io dissento con una certa aggressività.

Perché secondo tale interpretazione, in quanto individui, noi saremmo responsabili delle nostre azioni, solo per l’intenzione che ci siamo coscientemente proposti.

Cosicché, nel caso di effetti dolorosi e indesiderati su noi stessi e sugli altri, noi saremmo liberi da ogni responsabilità.

In sostanza loro ci dicono che se l’intenzione è cosciente e positiva, ma l’altro ci sta male, noi non accumuliamo karma negativo!

Più che un’interpretazione mi sembra un’assai produttiva fabbrica di alibi.

Un’interpretazione poco compatibile con chi si propone di parlare a buon titolo di “consapevolèèèzza”.

Un vero e proprio colmo, in una formazione di figure di responsabilità.

Almeno dal mio punto di vista!

Ma cercando di indagare più a fondo quale fosse la visione del Maestro indiano T.K.V. Desikachar, ho trovato delle conferme a riguardo.

La traduzione dal Sutra sanscrito infatti, dice approssimativamente questo:

Le conseguenze di un’azione saranno dolorose o benefiche, a seconda che le ferite e gli ostacoli siano innescati o disinnescati, durante la pianificazione o nell’attuazione di tale gesto.

Cioè: ferite innescate nell’agire, uguale guai.

Questa interpretazione mi sembra molto diversa da quella proposta al corso.

Tutta una questione di cicatrici

Perché mi dice che:

se nel momento in cui pianifichi o svolgi le tue azioni, le tue ferite e i tuoi ostacoli sono latenti, dormienti, disinnescati,

allora c’è sufficiente chiarezza perché quelle azioni siano appropriate ad evitare inutili sofferenze.

Ma se invece le ferite e gli ostacoli sono innescati, per buone e coscienti che siano le tue intenzioni,

al momento del tuo agire e del tuo pianificare faranno esplodere spiacevoli conseguenze per te e per gli altri.

Quindi la responsabilità permane al di là delle intenzioni, ANCHE SECONDO I SUTRA.

Insomma è tutta una questione di cicatrici, che tengono o che si riaprono.

E poi, a mio avviso, come insegnante di yoga non lo so, ma come persona abbastanza sana di mente si, non puoi presumere di vivere costantemente nella piena trascendenza delle tue ferite.

Perché tutti viviamo momenti di fragilità.

Tutti abbiamo cicatrici che si riaprono.

Se poi prendiamo in considerazione la possibilità che i nostri meccanismi di difesa dell’io siano automatici ed inconsci per definizione, va da sé che,

dei mie schemi distorti, me ne accorgo più dal feedback degli altri, che dalla mia consapevolèzza e purificaziòne.

In parole povere, nonostante i declamati superpoteri, anche i guru pestano merda.

Peccato che alcuni usino gli allievi come carta igenica!

Personalmente ritengo che, nel mondo in cui viviamo, gli om, i sutra e i mantra possono anche essere utili, in una certa misura.

Ma se, quale che sia il contesto:

  • io mi lascio sminuire, intimidire e umiliare;
  • se mi lascio affascinare dal potere, dal prestigio, dal ruolo;
  • se mi lascio coinvolgere in perversi meccanismi di pretesa fiducia.

finisce che divento cibo ripieno.

O alla meno peggio, un bel pallone gonfiato!

Gagliardo eh!

E in campana! Che è importante!

Ciao!

LinkedIn e interazione – Come va?

12 mesi di LinkedIn – qualche considerazione

Questo è il mio dodicesimo mese come specialista di Linkedin. E posso dichiararmi pienamente soddisfatto della piattaforma, per quanto riguarda la fase di interessamento.

Quella fase in cui i possibili clienti si rendono conto della tua esistenza e si incuriosiscono rispetto a quello che puoi fare per loro.

Invece, sto riscontrando una certa difficoltà nella fase di ingaggio. Quella parte in cui i possibili clienti cominciano a farti delle domande o ad esprimere delle perplessità.

Questo, da una parte, dipende dal tipo di post che i miei clienti sono disposti a realizzare; da un’altra parte mi sembra che la bassa interazione tenda a contraddistinguere la piattaforma chiamata Linkedin.

Per avere una conferma, basta visitare qualche gruppo e tenere conto del n. di interazioni e commenti sotto ai post.

Vi sembra di vedere del fermento intellettuale?

A me sembra che commenti e interazioni siano pochi e molti di essi si riducano ad un pretesto per essere visibili, laddove l’algoritmo ha già pagato in commenti e like.

Come per gli assetati nel deserto, la tendenza è  abbeverarsi, ma nelle oasi della visibilità.

Per quali ragioni?

Puoi scrivere come la vedi tu a riguardo, nei commenti.

2 aneddoti per entrare nel merito

Interazione nella rete vendita

Prima di darti il mio punto di vista voglio raccontarti 2 aneddoti.

Il primo è del 2019, e riguarda dei momenti di formazione all’ interno di una rete vendita.

In alcuni di questi momenti si doveva condividere con gli altri commerciali, le soluzioni usate per risolvere problemi e ottenere risultati.

Si doveva pure condividere le difficoltà in cui si versava.

L’idea era quella dell’aiuto reciproco e della condivisione di buone pratiche.

In altri termini, si trattava del famigerato “dare valore”.

Ebbene erano dei momenti incredibilmente imbarazzanti, perché i membri senior della rete vendita non spiccicavano una parola.

Questo ingenerava un clima di circospezione e diffidenza anche in me, novellino: “di cosa hanno paura, di cui non mi sono ancora accorto”?

Interazione al corso di yoga

Il secondo aneddoto riguarda dei momenti di formazione, cui ho partecipato la settimana scorsa, condotti dallo stesso facilitatore, ma in un contesto molto diverso da quello di una rete vendita: quello di un corso residenziale di yoga.

Dopo alcuni laboratori, ognuno di noi aveva la possibilità di mettere a nudo le proprie fragilità, di fronte al gruppo, in un clima di totale rispetto e assenza di giudizio.

Il livello di condivisione è risultato altissimo.

Mettere a disposizione del gruppo il mio vissuto e le mie fragilità, mi ha permesso di sentirmi accolto e supportato dal gruppo stesso, con il risultato che, dei perfetti sconosciuti, sono diventati proprio quegli amici con cui ho voglia di condividere altro tempo ed altre esperienze insieme.

Dai feedback ricevuti dagli altri, è risultato evidente che ognuno ha provato sentimenti simili. Con il risultato di sentirsi reciprocamente sostenuti, rispetto a un obiettivo comune.

Interazioni su LinkedIn

  • Da cosa dipende questa differenza di risultati?
  • In che modo ci è utile nel fare considerazioni riguardo alla bassa interazione su LinkedIn? (sentiti libro di esprimere il tuo punto di vista nei commenti).

Secondo me, la prima importantissima differenza è il contesto.

Mettere sullo stesso piatto la competizione e la condivisione è come decidere di andare sia a Venezia che a Milano, contemporaneamente.

Non è una scelta congrua, bensì conflittuale, perché non tiene conto che l’essere umano non ha il dono dell’ ubiquità e neanche quello della superposizione quantistica.

In un dato tempo, o vado a Milano o a Venezia.

Bisogna scegliere, rispettando i propri limiti.

Competizione e Condivisione

Armonizzare competizione e condivisione però è possibile, a patto di chiarire in anticipo e in comune accordo diversi contesti.

Ad esempio: lunedi si va a Milano, Mercoledi a Venezia.

In questo modo competizione e condivisione possono essere contesti differenti che dialogano tra loro, in maniera costruttiva.

Infatti in un pranzo qualsiasi, posso raccontarti sia del viaggio a Milano, sia di quello a Venezia.Quella costruttività si infrange nella promiscuità. Perché la promiscuità mina il terreno della fiducia.

Quand’è che competiamo per accelerare il reciproco miglioramento, e quand’ è invece che facciamo buon viso a cattivo gioco?

Se io ti chiedo, “quand’è che facciamo riunione col direttore a Milano” ?

E tu mi rispondi “giovedi “. Ma nel giorno giusto, lunedi, ti rechi dal direttore a Milano, biasimando a gran voce la mia assenza; a me non sembra che il tuo gesto investa sulla fiducia reciproca.

Se poi, al di la delle giustificazioni di circostanza, il disguido si ripete nel tempo, non è naturale che io attivi della circospezione?

Punti di attenzione e domande utili a sperimentare soluzioni

Da questi aneddoti evidenzio dei punti di attenzione:

  • Contesto congruo.
  • Contesto incongruo.
  • Competizione.
  • Condivisione.
  • Fairplay.
  • Gioco sporco.

Detto questo:

Domande chiave

  1.  Quali sono le caratteristiche tipiche della mia presenza su Linkedin?
  2. E quali sono le caratteristiche attuali della mia rete?
  3. Sono riuscito a impostare dei contesti congrui o ci sono delle contraddizioni che posso risolvere attraverso degli spazi dedicati?
  4. Qual’ è il mio atteggiamento generale nei confronti di ciò che non mi piace o non condivido?
  5. Riesco ad esprimere liberamente il mio punto di vista, senza giudicare?
  6. Riesce a farlo anche la maggior parte della mia rete?
  7. Se no, posso aiutarli in qualche modo?
  8. Qual’è il mio atteggiamento nei confronti dei miei competitor?
  9. Ne riconosco il valore o lo nego per paura di perdere nella competizione del “posizionamento”?
  10. In che modo posso agire per migliorare la mia rete?
  11. A quali persone posso chiedere collegamento? Da quali persone è meglio sganciarmi?
  12. Chi è utile bloccare, eventualmente?
  13. Ci sono pagine o gruppi che è utile io crei per dare un contesto congruo su un argomento specifico?
  14. Ci sono dei limiti di piattaforma che è utile accettare come sono, e valutare di compensarli con un’ altro social?

Spero che queste domande vi facciamo vedere delle possibilità di azione interessanti.

E ‘utile ricordare, secondo me, che la comunicazione istituzionale va benissimo. Ma se voglio interagire con le persone, è utile metterci la faccia, raccontarmi, usare una comunicazione più personale.

Le fasi del marketing vanno attraversate tutte. In qualche modo l’interazione va innescata, se occorre, sperimentando interdipendenza tra diverse piattaforme.

A proposito di questo, trovi i miei contenuti anche su Telegram.

Grazie, buone cose e alla prossima.