Genitori Tossici #005 – Insabbiamenti domestici

Genitori alcolizzati: negazione, segreti, caos emotivo

Nelle case degli alcolizzati, la negazione e i segreti sono all’ordine del giorno, e creano una situazione di caos emotivo per i bambini.

L’alcolismo è come un dinosauro in salotto: un’estraneo che entra in casa lo nota immediatamente, ma per chi vive li, quel rettile gigantesco è troppo pericoloso da scacciare, e perciò fan finta che sia una presenza del tutto normale.

Riconsocere e superare il dinosauro nel salotto

La situazione emotiva e psicologica nei nuclei familiari in cui i genitori abusano di alcol è molto simile a quella presente nelle case dei tossicodipendenti.

In questo video, esamineremo alcune sfaccettature di questo problema, prendendo spunto dal 4° capitolo del libro Toxic Parents, di Susan Forward, di cui trovi il link in descrizione.

La storia di Glenn

Glenn è un uomo alto e robusto che si reca in terapia da Susan Forward perché si sente insicuro, nervoso e in ansia.

Si accorge di mettere a disagio le persone e per questo non riesce a stringere legami con nessuno. Ma perché?

Perché ha assunto il padre alcolizzato nella sua azienda, nel tentativo di dargli una mano.

Questo non solo ha peggiorato la situazione patologica del padre, ma gli procura grosse perdite in affari. Glenn vuole allontanare il padre, ma si sente in colpa a licenziarlo.

Le caratteristiche tipiche dei figli adulti di genitori alcolizzati

E infatti Glenn ha tutte le caratteristiche di un figlio adulto di un alcolizzato:

  • eccessivo senso di responsabilità
  • bisogno di salvare il genitore
  • insicurezze personali
  • rabbia repressa

Suo padre è alcolizzato. Ma la madre gli ha sempre detto di non parlarne con nessuno. Ed è così che la famiglia mantiene una facciata di normalità: nascondendo il problema.

L’alcolismo del padre spinge tutti a unirsi nella ricerca di soluzioni. Quindi il segreto diventa una colla che tiene insieme la famiglia nello sforzo di far fronte a un male comune.

E’ una storia che ha un tema di fondo: la negazione della malattia del padre e il tentativo di mantenere una facciata di normalità.

La normalità che ci ucciderà

Vi ricordate quella canzone degli Afterhours?

E la verità, è che la gente sta male. Inseguendo ogni giorno la normalità che ci ucciderà

La facciata di normalità è un tema che impatta profondamente sui figli, perché li costringe a negare anche i propri sentimenti e percezioni.

Infatti Glenn impiega enormi quantità di energia per mantenere quella facciata ed evitare di smascherare e quindi tradire la famiglia.

In ragione di ciò si isola, per minimizzare il rischio e finisce con lo sviluppare uno smisurato senso di lealtà nei confronti dei suoi genitori. Un senso di lealtà che impatta male sul suo benessere di adulto.

Essere figli di genitori alcolizzati infatti è un’esperienza difficile, perché ci si sente invisibili e ignorati dai propri genitori.

Glenn, racconta che a undici anni, ruba cinque dollari da un portafoglio lasciato incustodito a casa di un amico, sperando di essere scoperto, e avere l’attenzione dei suoi genitori.

Si sentiva come un orfano, a causa della mancanza di attenzione ricevuta. Quindi doveva fare qualcosa per essere notato.

Ma allo stesso tempo aveva grande difficoltà ad esprimere opinioni, perché aveva interiorizzato la paura che ciò portasse a brutte conseguenze.

I danni dell’inversione di ruolo

Nel corso di questi video abbiamo imparato a conoscere la pericolosità delle inversioni di ruolo tra genitore e figlio.

Tale inversione è un ingrediente sempre presente nelle famiglie dove ci sono genitori alcolisti.

L’inversione è distruttiva in primo luogo nei confronti dei modelli di riferimento del bimbo.

E da qui ne deriva una confusione che minaccia il suo senso di identità, che è ancora in via di sviluppo.

Questi bambini spesso se ne accorgono da adulti, quando si ritrovano ad aver sposato alcolisti a loro volta.

La reiterazione controproducente

Esiste un motivo preciso per cui tendiamo a reiterare gli schemi assorbiti in famiglia: poiché conosciamo le regole di quel gioco e sappiamo cosa aspettarci, ne traiamo inconsciamente un senso di conforto e di struttura.

Non è mai abbastanza sottolineare con quanta forza questa particolare compulsione domini le nostre vite.

Quasi tutti i comportamenti controproducenti, in particolare quelli coinvolti nello stabilire e mantenere relazioni intime, iniziano ad avere molto più senso, se visti alla luce della coazione a ripetere.

E anche il nostro amico Glenn, si è ritrovato a dire quanto segue, riguardo a sua moglie, durante le sessioni di terapia.

La vedevo ubriaca tre, quattro volte alla settimana. L’ho supplicata di smetterla. L’ho portata dai dottori. L’ho pregata di andare agli alcolisti anonimi. Smetteva solo quando minacciavo di andarmene. Ma dopo un po’ ricominciava lo stesso e tornavamo al punto di partenza.

Gli insabbiamenti domestici

Noi oggi ci riempiamo la bocca spesso con la parola “complottismo”, quando vogliamo delegittimare le stramberie di qualcuno che parla di cospirazioni.

Ma quando la negazione e l’insabbiamento sono comportamenti così sdoganati a livello domestico, durante gli anni della crescita, è quasi automatico che si trasferiscano nelle relazioni che instauriamo da adulti.

E se nel microcosmo famigliare mettiamo in piedi dei piccoli apparati di intelligence e propagandaper mantenere lo status quo, perché dovrebbe essere così strano che questo si accentui nel macrocosmo geopolitico globale?

La storia di Jody

Jody, per esempio, una ventiseienne piccolina, è entrata in uno dei gruppi di terapia guidati dalla dottoressa Forward su suggerimento del suo supervisore.

Lavora come operatrice presso un ospedale privato per tossicodipendenti.

Lei stessa è una ex alcolizzata e tossicodipendente, ed è appena uscita da una relazione con un uomo violento.

Nella prima sessione privata di terapia, la dottoressa Forward suggerisce a Jody di aver confuso l’amore con l’abuso.

Come se inconsciamente avesse bisogno di suscitare una rabbia estrema nel suo amante, come prova dell’intensità della sua passione.

Molti figli di alcolisti infatti, hanno un’elevata tolleranza all’accettazione dell’inaccettabile, poiché non hanno idea di come si comporta un padre amorevole.

Chi si ricorda quella canzone dei Bluvertigo?

Chi ha subito un danno è pericoloso. Sopporta tutto

Mi sembra che riassuma bene il concetto, sei d’accordo?

Jody ha imparato dall’esempio del padre che deve fare tutto il necessario per mantenere un uomo felice, altrimenti questo la picchia.

Jodi ha iniziato a bere a dieci anni per fare compagnia a suo papà.

Molti figli di alcolisti si sono trovati nella stessa situazione.

Questi adulti hanno ereditato:

  • rabbia,
  • depressione,
  • perdita di gioia,
  • sospettosità,
  • relazioni danneggiate
  • e un senso di responsabilità troppo sviluppato.

Mentre le relazioni adulte che funzionano, siano esse tra amanti o amici, richiedono un grado significativo di:

  • vulnerabilità,
  • fiducia
  • e apertura.

Che sono quegli stessi elementi che una famiglia di alcolisti distrugge.

Di conseguenza, molti figli adulti di alcolisti sono attratti da persone emotivamente non disponibili, a causa di profondi conflitti.

Dr. Jekyll and Mr. Hyde

Il ragazzo in stile dottor Jekyll e Mr. Hyde di Jody era una ripetizione di suo padre, a volte meraviglioso, a volte terribile.

Scegliendo un uomo instabile e violento, Jody stava sia ripetendo le esperienze familiari della sua infanzia, sia evitando di entrare nelle acque inesplorate della vera intimità.

Si aggrappava disperatamente al mito che suo padre fosse ancora l’unico uomo che la capisse davvero.

La sua riluttanza ad affrontare questo mito ha contaminato i suoi rapporti con gli amici, con i conduttori del suo gruppo di terapia e gli altri membri.

In effetti, il mito era così potente che alla fine ha rinunciato a se stessa. Perché non era disposta a rinunciare a suo padre.

Io e mio padre abbiamo davvero bisogno l’uno dell’altro.

Si diceva.

Il gruppo di terapia di Jody era composto da altri adulti che avevano subito abusi da bambini, e capivano cosa stava passando.

Ma per Jody, il mondo era un luogo subdolo, pieno di vandali emotivi. L’ironia è che questa descrizione sarebbe stata molto accurata anche a riguardo di suo padre.

L’incapacità di Jody di fidarsi è stata una delle principali vittime dell’alcolismo di suo padre.

La fiducia è una vittima comune tra i figli adulti di genitori tossici.

E quindi gelosia, possessività e sospetto sono temi ricorrenti nelle relazioni di queste persone.

Il caso di Carla e l’espiazione

Ma ora prendiamo in esame il caso di Carla.

Nella sua famiglia, le regole cambiano in modo imprevedibile. La madre la incolpa dei suoi problemi con l’alcol.

Lei se ne sente responsabile e questo la spinge a fare di tutto per “espiare”.

Questo condizionamento all’espiazione conduce spesso i figli di alcolisti ad adottare forme inconsce di autodistruzione ed autopunizione.

Alcuni diventano delinquenti e altri somatizzano forme di sofferenza fisica ed emotiva.

E questo è un punto importante da tenere presente quando si indaga su di sé.

Poi, mentre alcuni figli di genitori tossici sono costretti a essere il capro espiatorio, altri sono scelti per il ruolo dell’eroe di famiglia, il “bambino d’oro”.

Questo bambino d’oro riceve l’approvazione di entrambi i genitori e del mondo esterno a causa dell’enorme responsabilità che è costretto ad assumersi.

In superficie, questa approvazione sembrerebbe mettere il bambino eroico in un ambiente molto più positivo di quello del capro espiatorio familiare, ma in realtà la privazione e i demoni personali sono molto simili.

Il bambino d’oro si sforza senza requie per raggiungere obiettivi di perfezione e approvazione sociale altissimi, sia nell’infanzia che nella vita adulta.

Per contro vive in una condizione di tensione molto forte, e tende a diventare perfezionista, un controllore, un manipolatore.

Se sei un figlio adulto, di una famiglia con problemi di alcool, è più probabile che tu abbia avuto solo uno dei due genitori alcolista.

Riconoscere e superare l'autolesionismo

Uno l’alcol, l’altro codipendente

Generalmente, il ruolo dell’altro genitore, è quello del co-dipendente. Ne abbiamo già parlato nel video linkato qui sopra.

Le persone co-dipendenti possono lamentarsi, supplicare, minacciare, dare ultimatum, ma è raro che prendano posizioni abbastanza forti da imporre cambiamenti significativi.

L’esercizio della negazione del problema, da parte del genitore co-dipendente, da il permesso al partner di persistere nella tossicità dei suoi comportamenti.

Quindi li legittima. Ecco perché si parla del genitore co-dipendente anche in termini di legittimatore o abilitatore.

Sono persone con una spiccata insicurezza di fondo che, come la maggior parte delle persone, scelgono un partner che rispecchi i loro veri sentimenti su se stesse.

Spesso, la scelta di un partner inadeguato gli permette di sentirsi superiori al confronto.

Le famiglie sono giochi di ruolo, molto più di quanto siamo disposti ad ammettere.

Tolta la possibilità di interpretare certi ruoli, gli equilibri famigliari saltano, alla faccia di tutto l’amore e i buoni sentimenti di cui ci riempiamo la bocca.

Nel caso di figli adulti di genitori alcolisti, uno degli errori più diffusi, quando si comincia a prendersi cura di questo problema della propria storia personale, è aggrapparsi alla speranza che tutto possa magicamente trasformarsi in bene.

Meglio attrezzarsi con la volontà di cambiare se stessi, senza cambiare i genitori.

In questo modo, il dinosauro in salotto può essere affrontato senza pericolosi ruzzoloni.

Conclusioni

I feedback che ricevo da questa serie di video sono i più diversi.

Da chi mi chiede se sono titolato a parlare dei libri che leggo, a quelli che, conoscendomi di persona, mi telefonano per fare un apprezzamento.

La cosa che mi colpisce è quando lo fanno dopo essersi trattenuti dal fare un commento o dal mettere un mi piace.

Si perché, siccome dal vivo posso avere una certa tendenza alla schiettezza, conosco una serie di personaggi che non mi gradiscono.

E siccome alcuni di loro hanno un poterino, sono nella posizione di creare situazioni spiacevoli a coloro hanno l’ardire di mettere un like o fare un commento.

Like e commenti: attestazioni di pubblica stima davvero imperdonabili, se riferiti alla mia persona, secondo qualcuno!

Ecco io voglio ringraziare tutti, chi mi critica, quelli che mi vogliono bene di nascosto, e quelli che rompono le scatole alle persone che mi apprezzano.

In qualche modo, tutte e tre le categorie mi danno il polso di come, quello che faccio, ha effettivamente un valore.

E per me tutto questo si traduce in motivazione a continuare.

Quindi, se il video ti ha mosso qualcosa, ti chiedo di farmelo sapere, pubblicamente o privatamente.

Ancora un appunto prima di salutarci.

Io indago il tema prima di tutto per me, e questo ovviamente si riflette sui miei cari.

Poi lo faccio per aiutare la mia audience. Per chi vuole costruire un progetto di comunicazione attorno alla sua attività. E che quindi vuole evitare di costruire cose destinate a sbriciolarsi nelle frustrazioni.

Lo faccio per i professionisti del settore olistico o aspiranti tali.

Perché mi accade di notare con eccessiva frequenza, che se avessero il coraggio di affrontare davvero il tema del rapporto coi genitori, di lavoro farebbero tutt’altro.

Accade spesso infatti, che i percorsi di consapevolezza e le pratiche olistiche, siano la ricerca un poco scomposta, di risolvere una relazione coi genitori, di cui non si ha ancora riconosciuto la problematicità.

Se ti va, prova a prenderlo in considerazione.

Gagliardo eh!

Riconoscere e superare la tossicità dei propri genitori #004

Controllo. Ma serve a qualcosa?

Se i figli non fossero controllati dai genitori, arriverebbero vivi all’adolescenza?Ciao io sono Alessandro e questo è Valorel, il canale dove ragioniamo sul valore relazionale, nella comunicazione, nel marketing e nella crescita personale.Se ti interessi di pratiche olistiche e di comunicazione, come hobby o per lavoro, ti consiglio di tenermi entro i tuoi radar, potrai trovare spunti utili, nei miei contenuti.Dicevo, se non fosse per il controllo e la protezione esercitati dai genitori, molti bambini non sopravvivrebbero.Quindi è molto utile bandire i pregiudizi riguardo alla parola “controllo” per comprendere bene cosa si intende per genitorialità tossica.

Riconoscere e superare il controllo

La quale emerge, di solito, quando i figli cominciano a crescere.Perché se da un lato per il genitore è bello vedere i figli crescere e svilupparsi, dall’altro gli può sembrare terrificante rendersi conto che un giorno non avranno più bisogno di lui.Eppure il raggiungimento dell’autonomia e indipendenza, da parte dei figli, è un processo che un genitore saggio è in grado di incoraggiare, agevolare e facilitare.E’ bene riuscire a comunicare ai figli l’importanza di sapersi prendere dei rischi e di imparare dai propri errori.Ma è facile fare della teoria quando i figli di cui parli non sono i tuoi!E in pratica come si può fare?Se si riesce a fornire ai figli un luogo dove possono sentirsi sicuri e sostenuti, gli si regala una solida rampa di lancio per crescere e prosperare.Perché in questo modo si sentono liberi di esplorarsi e quindi gli è più facile trovare dentro di sé le forze necessarie a svilupparsi.

Preoccupazioni e ansie. Cosa succede?

Se invece mamma e papà vivono in condizioni di perenne preoccupazione e agitazione, i figli svilupperanno senso di frustrazione e impotenza.E più che rampe di lancio, gli si procurano delle appiccicosissime zavorre

Anzi, secondo Susan Forward con questo atteggiamento i genitori imprigionano i loro figli in uno stato di dipendenza perpetua.

Lo fanno perché soffrono della “sindrome del nido vuoto“.E dato che non riescono a sopportare il pensiero che i loro piccoli lascino il nido, cercano di legarle a sé il più a lungo possibile. Con le tecniche più disparate.

Che dolci, non è vero?

Non è vero! La dolcezza se c’è è una copertura, perché il valore di un genitore controllante è completamente legato ai risultati dei figli.Quindi, quando questi ultimi iniziano a lasciare il nido, i “poveri” mamma e papà si sentono come se fossero stati presi a calci nel sedere!A quel punto molti genitori scelgono di mascherare il loro dominio con una parvenza di premura.Così per gradire, a proposito di comportamenti subdoli!

Lo faccio per il tuo bene!Lo faccio solo per te, solo perchè ti amo tanto… da renderti la vita un incubo!

Fai come ti dico o non ti parlerò mai più.Fai come ti dico o ti taglio i fondi.Fai come ti dico o sei fuori dalla famiglia.

Mai sentito frasi come queste? Sono frasi di controllo diretto

Il controllo diretto

Affrontarlo somiglia alla battaglia contro il mostro dell’ultimo schermo, travolgente e intensa!

Per lui i tuoi sentimenti e i tuoi desideri sono fuori discussione: chi se ne frega di quello che vuoi tu! La tua opinione? Ma per favore! Buttala nel cestino!

E’ come cercare di uscire da un pozzo senza fondo, aggrappandosi a degli ultimatum che ti vengono scagliati sulla testa. Lo squilibrio di potere è astronomico!

Nel quarto capitolo del suo libro “Toxic Parents” di cui trovi un link in descrizione, Susan Forward racconta:

  • di come il controllo da parte dei genitori possa diventare intimidatorio e umiliante;
  • di come le opinioni e i bisogni dei figli possono essere ignorati in favore di quelli dei genitori;
  • di Michael, un dirigente pubblicitario di 36 anni, che affronta questo problema con i suoi genitori, i quali si oppongono al suo matrimonio e relativo trasferimento in California.

La storia di Michael

I suoi genitori riescono ad influenzare le sue scelte anche a distanza. Michael riconosce di avere fatto un grave errore, tollerando che i suoi genitori trattassero male sua moglie.

Dal punto di vista dei genitori, la sua colpa è quella di essere diventato indipendente. Per questo reagiscono sottraendo l’amore e minacciando la catastrofe.

Sono egocentrici e vedono la sua felicità come una minaccia ai loro interessi. Pensano che si sia trasferito e sposato solo per far loro dispetto. Quindi lo costringono a scegliere tra loro e sua moglie, rendendo ogni scelta una decisione “tutto o niente”.

Riconoscere e superare l'egocentrismo

Il ricatto emotivo spinge Michael a soffrire di sensi di colpa, slealtà, e grande rabbia, ogni volta che cerca di prendere il controllo sulla sua vita.Michael inizia la terapia pensando che il suo problema principale riguardi il suo matrimonio, ma scopre che questo è solo un sintomo della lotta per il controllo che ha ingaggiato coi genitori.

I genitori controllanti spesso vedono il nuovo coniuge del figlio come una minaccia e questo favorisce scontri tra genitori e coniuge, che lasciano il figlio dentro una specie di trappola.

Alcuni genitori criticano, altri ignorano, e altri ancora perseguitano direttamente il coniuge. E questo può compromettere il matrimonio.

Ma anche il denaro è uno strumento di potere e controllo spesso utilizzato da genitori tossici per mantenere i propri figli dipendenti.

La storia di Kim

Kim, ad esempio ha 41 anni, è insoddisfatta del suo lavoro, è sovrappeso, divorziata con 2 figli adolescenti e sente di essere in un vicolo cieco. Spera che risolvendo i suoi problemi potrà trovare la persona giusta.Kim crede di non essere niente senza un uomo che si prenda cura di lei e durante la sessione, diventa chiaro questo aspetto.

Dopo il college Kim incontra l’uomo che diventa suo marito. E’ insicuro rispetto al suo futuro e dipende da lei per una quantità di cose.Sono innamorati e si vogliono sposare Il padre di Kim non è d’accordo con il matrimonio ma non si oppone direttamente.Cerca di mantenere il controllo sulla situazione, finanziando la coppia, e dettando loro come vivere le loro vite.Quindi Kim e suo marito dipendono dal padre di lei, facendo percepire a Kim che ha ancora bisogno di essere salvata dal babbo.Il classico caso dove, attraverso il supporto finanziario, il papà esercita un controllo su entrambi i membri della coppia.Kim vive sotto l’influenza del padre, che è la persona più potente nella sua vita.Quando Kim inizia a sviluppare una propria personalità, il padre la umilia.

Riconoscere e superare il controllo monetario

Kim allora trascorre molto tempo cercando di compiacerlo, ma non importa quanto corra, il traguardo è continuamente spostato, quindi lei non può vincere.Il padre usa il denaro come ricompensa o punizione senza logica o coerenza, mostrando alternativamente generosità e avarizia.Kim è confusa da questi messaggi contrastanti. E questa confusione continua nella sua vita adulta.Infatti incoraggia il marito a lavorare nell’azienda del papà, ma questo è un errore che consegna un ulteriore fetta di potere a suo padre che quindi può influire su ogni scelta della loro vita.

Gli basta fare del mobbing sul marito.

Nonostante questo, il padre di Kim fa la figura del magnanimo, anche se in realtà usa il suo potere finanziario in modo crudo e distruttivo per mantenere il controllo sulla figlia. E quando il marito di Kim ottiene un altro lavoro, il padre lo sminuisce e minaccia di smettere di aiutare la coppia.

Poi però fa un completo dietrofront regalando una macchina nuova a Kim per Natale, con un messaggio che la incita a desiderare un marito ricco come lui.

Questo dimostra come il padre continui a controllare Kim impedendole di lasciare il nido.

La storia di Martin

Martin, invece è un uomo di 43 anni, presidente di una piccola azienda edile.

Va in terapia perché sta vivendo attacchi di rabbia incontrollabile. Ha paura di finire col fare del male a qualcuno.

Martin spiega che la fonte della sua rabbia è suo padre che continua a controllare i suoi affari e a criticare il suo lavoro, anche davanti ai suoi dipendenti.

Nonostante Martin abbia raddoppiato i profitti dell’azienda, il padre continua a rimproverarlo. Martin si sente frustrato dalla situazione e si chiede se il padre può mai smetterla.

Quindi vive costantemente alla ricerca di prove del suo successo, ma la disapprovazione del padre lo mette in crisi.

Il padre usa il business per mantenere Martin in una sensazione di perenne inadeguatezza, rendendolo timido e impaurito.

Martin lotta per riuscire a realizzare che deve cambiare il suo modo di interagire con suo padre.

La manipolazione

La manipolazione può essere una forma di controllo altrettanto dannosa del controllo diretto.I manipolatori ottengono ciò che vogliono senza doverlo mai chiedere apertamente, utilizzando modi indiretti.

La manipolazione è una normale modalità di comunicazione umana, ma può diventare distruttiva quando viene utilizzata come strumento di controllo costante, specialmente nella relazione genitore – figlio. Ma non solo. Ti lascio i link, dei video dove ho già toccato l’argomento.

  1. Video
  2. Video

La storia di Lee

La madre si comporta come se stesse facendo delle cose “di buon cuore”, ma in realtà le sue azioni sono fastidiose per Lee.

Della serie:

Lee inizia a vedere come il suo senso di competenza sia sabotato dalla madre, ma si sente in colpa ogni volta che cerca di esprimere la sua frustrazione.La terapeuta le suggerisce che forse, se sua madre chiedesse direttamente quello di cui ha bisogno, Lee sarebbe meno arrabbiata.E questo dovrebbe dare almeno una vaga idea, a quelle persone che manipolano abitualmente, di quanto grande e diffuso sia il fastidio che covano sotto la superficie, le persone che le circondano.

La storia di Fred

Questa è una tattica utilizzata da molti genitori manipolatori per evitare il confronto diretto.

Questo motiva il bambino a fare quello che vogliono i genitori per riconquistare il loro favore, ma al contempo può inibire la crescita di legami sani tra fratelli.

La storia di Jonathan

Una ribellione di tale portata induce Jonathan a ignorare i suoi veri desideri, privandolo di una relazione amorevole che dice di volere.

Il controllo post mortem

La storia di Eli

Come se la voce del padre fosse registrata in un loop dentro la sua mente, impedendogli di godere dei frutti del suo successo.

E poi c’è la storia di Barbara, una compositrice di musiche di sottofondo per spettacoli televisivi, che versa in una depressione devastante.Pur avendo una carriera di successo, sente un grande vuoto dentro di sé, nel quale teme di perdersi.Soffre per la perdita dei suoi genitori e si sente colpevole per la loro morte.

Ciò provoca una rottura tra lei e i suoi genitori, i quali, invece di optare per un hotel, la prendono sul personale.

E sfortunatamente di li a 3 mesi muore anche il padre. Barbara è sopraffatta dal senso di colpa e dalle voci nella sua testa.

Ecco, quelle che hai ascoltato sono tutte storie di genitorialità tossiche, che controllano i propri figli adulti a causa della loro insoddisfazione e paura dell’abbandono.

Le forme di controllo che ti ho raccontato, impediscono ai figli di avere una propria identità e di distinguere i propri bisogni da quelli dei genitori.In famiglie sane, la transizione verso l’indipendenza avviene alla fine dell’adolescenza, mentre in famiglie tossiche può essere ritardata per anni o per sempre.

Se il video ti è stato utile puoi iscriverti. E visto che sei arrivato alla fine del video, puoi piazzare un pollicione nella direzione che preferisci.

Grazie!Gagliardo eh.

Riconoscere e superare le dinamiche tossiche dei propri genitori #003

Riconoscere e superare la tossicità

Che cosa occorre a un cucciolo di uomo per svilupparsi in modo florido?

Secondo il libro Toxic Parents di Susan Forward Un bimbo necessita di essere:

  • nutrito
  • vestito
  • riparato
  • protetto.

Sul piano fisico! E su piani più sottili?

Beh ha bisogno:

  • di essere nutrito emotivamente;
  • di sperimentare il rispetto dei propri sentimenti;
  • di vivere in un ambiente favorevole allo sviluppo della propria autostima;

Eh come no… me lo immagino in Siria, in Palestina, in Ucraina!  Tutti nutriti emotivamente, tutti rispettati nei loro sentimenti! Tutti traboccanti di autostima!

Il mondo è tutt’altro che perfetto!

Infatti! E poi sul piano relazionale di cosa ha bisogno un bimbo?

  • Ha bisogno che i genitori gli pongano dei limiti tali da impedirgli di commettere errori irreparabili.
  • Ha bisogno di acquisire una disciplina che gli consenta di agire efficacemente nel mondo, in maniera libera da abusi fisici ed emotivi.

Riconoscere e superare la tossicità

Tanta roba per un bimbo non credi?

E infatti queste non sono cose di cui si debba preoccupare un bimbo. Questi idealmente, sono compiti dei genitori.

E cosa fa allora il bimbo che ha la fortuna di vivere nella famiglia del mulino bianco?

  • Gioca;
  • E’ se stesso;
  • E in una certa misura può essere perfino irresponsabile.

Nel cortile del mulino bianco le responsabilità arrivano col tempo, gradualmente, in modo da favorire un sano sviluppo psicofisico del soggetto.

Bello… ma come funziona nel mondo vero?

Funziona che, siano dove siano, i bambini assorbono messaggi verbali e non verbali come spugne, indiscriminatamente. Ascoltano le loro figure di riferimento, solitamente i genitori, li osservano e ne imitano i comportamenti.

E le cose che imparano su se stessi e sugli altri, a casa, diventano delle verità universali, incise profondamente nelle loro menti.

Perché i bambini conoscono poco del mondo al di fuori della famiglia, quindi sono immensamente influenzati dai modelli di ruolo dei genitori.

Modelli di ruolo dei genitori tu dici, intressante! Ma… di cosa si prendono carico i genitori del mulino bianco?

  • Provvedono ai bisogni fisici dei loro figli.
  • Li proteggono da danni fisici.
  • Provvedono ai loro bisogni di amore, attenzione e affetto.
  • Li proteggono da danni emotivi.
  • Gli forniscono linee guida morali ed etiche.

Riconoscere e superare i condizionamenti dei genitori #002

Riconoscere e superare i condizionamenti

Nello scorso video abbiamo visto quanto forte sia il bisogno dei bambini, di avere un’ immagine positiva dei propri genitori.

Un bisogno talmente forte da spingerli a distruggere l’immagine di sé stessi, pur di salvare quella di mamma e papà.

OK. Bella teoria. Ma come si traduce in pratica?

Cerchiamo di capirlo insieme!

La storia di Sandy

Sandy è una bella spilungona mora di 28 anni, paziente di Susan Forward. A guardarla sembra avere tutto dalla vita.

Floreal Designer bellissima, sogna un’ attività in proprio. Ma non si reputa abbastanza intelligente per avere successo. Perciò è depressa. Pesantemente. Inoltre non riesce ad avere figli. 

Suo marito è amorevole e comprensivo rispetto a questo, ma lei nutre del risentimento nei suoi confronti, e si sente inadeguata rispetto al matrimonio.Ma questa situazione come si è generata? Bisogna tornare indietro nel tempo.

Flashback

Sandy ha 12 anni, è alta 1,80m, pesa 59kg. e indossa una terza misura. I ragazzi le fanno la corte, a lei piace molto, ma vive in una famiglia cattolica, molto osservante.Una sera il padre la sorprende a dare il bacio della buona notte al fidanzatino. Le da della puttana gridando così forte, da farsi sentire da tutto il quartiere.A 15 anni resta incinta, vuole abortire, e i suoi genitori vanno fuori di testa. Per loro è ormai destinata alle fiamme dell’ inferno e riesce a strappare loro il consenso ad abortire solo minacciandoli di togliersi la vita.

Il problema attuale

Oggi, ogni suo problema è interpretato dai suoi genitori come una punizione divina per avere abortito.Sandy desidera farsi perdonare dai suoi genitori, quindi fa tutto quello che vogliono che faccia e a causa di ciò litiga continuamente col marito.Lei si reputa colpevole di avere disonorato i suoi genitori e non riesce a vedere la responsabilità di questi ultimi, per la sofferenza che gli provocano, rinfacciandole continuamente quell’aborto.E tutto ciò nel nome del padre, del figlio e dello spirito santo? Sticazzi! Persino la Chiesa ti permette di andare avanti sereno dopo un periodo definito di espiazione.

La svolta

E infatti Susan la fa ragionare!

Senti un po’, Sandy. Mettiamo che invece di abortire tu hai partorito. Ok?Ok.Una bella femminuccia, che oggi ha 13 anni. Torna a casa da scuola e ti dice “Mamma, sonoincinta”! Che fai, la tratti come i tuoi genitori hanno trattato te?

E Sandy sbotta:

Ma neanche tra un milione di anni!

Realizzando immediatamente quanto fosse ben consapevole del dolore che il comportamento dei suoi genitori le aveva inflitto. Tanto da voler evitare con tutta se stessa di infliggere a sua volta lo stesso dolore alla figlia.Quello che ti ho raccontato è un esempio di come è possibile bypassare, una delle difese psicologiche più forti e più primitive: quella della negazione.

La negazione

La negazione impiega una realtà fittizia per minimizzare, o addirittura negare, l’impatto di certe dolorose esperienze di vita.Ad alcuni di noi fa persino dimenticare quello che abbiamo subito dai genitori, permettendoci di continuare a portarli su un piedistallo.Qual è il problema? Che ci trasformain pentole a pressione sul fuoco acceso.

Pentole a pressione, senza valvola. Destinate a scoppiare in una crisi emotiva, che porta fuori la realtà da cui fuggono, nel bel mezzo di un picco di stress.Sarebbe meglio giocare d’anticipo su quel coperchio, aprendolo deliberatamente, un poco per volta, quando abbiamo energie che ci avanzano.Anche perché, quando si intraprende deliberatamente una lotta per ricostruire le verità del passato, ci tocca di affrontare anche i sistemi di negazione dei parenti.

Non è andata proprio così!Non è stato poi così male!Questo non è mai accaduto!

Sono tutte frasi che cercano di attenuare l’impatto di una tragica realizzazione. Quella secondo la quale, una relazione amorevole, evita di aggredire l’autostima e la dignità dell’Altro, in maniera così implacabile.Una realizzazione dalla quale può dipendere la differenza tra depressione e salute, tra frustrazione e conseguimento.

Abbiamo avuto bisogno di fare esperienza dei nostri genitori come fossero un mito, perché in quanto bambini, avevamo bisogno almeno dell’illusione della protezione.

Da adulti abbiamo bisogno di saper affrontare la realtà per quella che è, e non per come ci piacerebbe che fosse.

E questo implica la necessità di infrangere quel mito. Babbo Natale non esiste. Saperlo non dovrebbe destabilizzarci più neanche di un millimetro.Se ci diciamo che:

  • Babbo Natale ha solo cambiato lavoro.
  • Non ci porta più i regali perché dopo il divorzio dalla befana è sotto stress.
  • Evita le consegne per farci capire il valore di quello che abbiamo già.

Ma perché infrangere il mito? Perché elaborare l’ansia?

Si capisce che alla lunga questo atteggiamento finisce per allontanare proprio le persone che ci amano davvero?

Titolo: come scarichiamo i sentimenti più forti, dalla persona appropriata a un bersaglio più facile.

  • Senza accorgerci di quali siano le cause appropriate dei nostri sentimenti più forti?

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Bitcoin VS CBDC

Bitcoin VS cbdc – Una questione sociale?

C’era una volta un mercato globale governato dal fondo d’investimenti più grande del mondo: CrackRock. Poi Bitcoin…

Introduzione

Ciao. Io sono Alessandro.Appassionato di comunicazione, relazioni e sviluppo personale.E in questo momento sei su Valorel, il canale che esplora il valore relazionale, fra le cose e le persone.Oggi, per la prima volta, parlo di crypto valute. Sigla!

Come sono entrato nel mondo delle crypto

È la primavera del 2022 e metto un piede nel mondo delle crypto. Mi iscrivo a delle borse digitali e faccio qualche piccola compravendita.Quando comincio a capirci qualcosa, una delle monete digitali agganciate al valore del dollaro, l’ust, si sgancia a ribasso.Scatenando una “corsa agli sportelli” per le crypto dell’ ecosistema TERRA/LUNA.Eccoti un link di approfondimento.Per adesso ti basta sapere che il mercato delle crypto ne soffre e io do priorità ad altro.

Un normale Bear Market?

In autunno ci riprovo e nel giro di un mese, mi ricavo un sistemino, che mi da una buona rendita giornaliera.Ma FTX fa bancarotta. E’ la seconda borsa più grande del mondo per il settore crypto. Ma opera anche nell’azionario.Come avviene la bancarotta?In seguito, ancora una volta, a una corsa agli sportelli, che riguarda la sua crypto moneta.Una moneta che si chiama FFT.Tutto il settore crypto ne soffre, che significa valori a ribasso.Ma stavolta decido di restare sul pezzo, perché intuisco che in ballo c’è qualcosa di importante per tutti, non solo per i cryptonerd.

Perché le crypto a Valorel?

E perché qui a Valorel, può essere molto interessante parlare di valute digitali?Perché niente come le borse digitali hanno reso le operazioni in borsa alla portata di tutti.E niente come fare compra/vendita di una valuta in borsa, rendere visibile come il denaro non ha alcun valore intrinseco.Il valore del denaro dipende.E di passaggio, se vuoi capire quali principi filosofici sono contenuti in quanto sto dicendo, ti invito a vedere lo scorso video.

Perché il valore dei soldi è relativo?

Dicevo che il valore del denaro dipende, e anche quello del denaro digitale dipende.Capire DA COSA dipende, nello scenario attuale, è roba degna di una serie su Netflix.E io oggi voglio condividere quello che secondo me può essere un buon plot.

Scenario possibile:

La supremazia di CrackRock

C’era una volta un sistema economico globale, controllato dal fondo d’investimento più grande del mondo: CrackRockPoi nacque BitCoin, che sulle prime, non era direttamente manipolabile da Crack Rock.Allora quest’ultimo finanziò la creazione di infinite altre crypto valute, collegate ad aziende ed Hedge Funds sotto il suo controllo.E finanziò la creazione di borse, dove queste nuove cryptovalute potessero essere scambiate, con altri asset, e soprattutto con Bitcoin.

Bancarotte a orologeria

E allora, attraverso l’orchestrazione di bancarotte a orologeria, Crack Rock poteva tenere basso il valore di Bitcoin.

Tenerlo basso per il tempo necessario a vincere il gap tecnologico, che il sistema finanziario internazionale aveva, nei confronti d​ella sua innovativa tecnologia.CrackRock intendeva evitare, a tutti i costi, una adozione in massa del Bitcoin, in modo che il nuovo sistema economico globale evitasse di basarsi su di esso.

Bitcoin Mass Adoption

Monete programmabili

Quindi finanziò le CBDC, acronimo di Central Bank Digital Currencies, le monete digitali delle banche centrali; che erano completamente programmabili dai lacchè di CrackRock.E programmabili significava che, quando le persone comuni ricevevano i soldi, non erano più libere di spenderli come gli pareva e piaceva, ma solo per scopi stabiliti dai lacché di CrackRock.Perché, sulle prime, le masse non capirono che più che monete programmabili, le crypto erano anche economie programmabili.

Le crypto erano strumenti i cui creatori decidevano a monte, a quali comportamenti assegnare valore, e a quali comportamenti invece toglierne.E non lo capirono neanche con le banche centrali di Cina e Nigeria a fare da avanguardia, perché il grosso del giornalismo era letteralmente al soldo di CrackRock.E come è noto: no money, no party.

L’accorgersi, lo scegliere, l’agire

Ed arriviamo ad oggi.Dove la storia dipende da quanto le persone sono in grado di accorgersi, che l’adozione di BITCOIN è l’opzione più intelligente che c’è, fra le monete digitali’.Riuscirà la popolazione globale, a fare le scelte giuste, ad agire oltre il totalitarismo di  CrackRock, Darth Visar e Card Master?Scoprilo nella nuova serie, in onda tutti i giorni H24, sulla tua stessa pelle!

Dare un titolo a quello che sta accadendo

  • Ti intendi di crypto?
  • Pensi che questa trama sia verosimile o no?
  • E quali sono le tue motivazioni?

E poi facciamo anche un gioco!

  • Scrivi il tuo titolo nei commenti per cortesia.Grazie!Gagliardo eh!

Comunicazioni e Relazioni del Settore Olistico

Comunicazioni e Relazioni dei Professionisti del Settore Olistico

Presentazione

Ciao.

Io sono Alessandro e questo è IL VALORE RELAZIONALE.

Una volta su “il valore relazionale. com” , e adesso su valorel.net, più breve e facile da ricordare.

Oggi, ti parlo di Giampaolo. Che aspira ad essere un operatore olistico, professionista.

Fa massaggi con una tecnica particolare il Giampaolo. Tecnica che ha imparato da un tizio, che dice di averla messa a punto, dopo anni d’intuizioni.

Giampaolo considera questo tizio come suo Maestro. Perciò lo tiene in grande considerazione.

Non solo per quanto riguarda la tecnica di massaggio, ma più come un mentore a 360 gradi.

Però Giampaolo chiede comunque a me, un parere su come impostare la comunicazione sui social.

Perché coi suggerimenti del suo mentore, stavolta proprio non gli riesce di trovare una quadra.

Le domande base per abbozzare la propria comunicazione

Allora io gli chiedo:

  • A chi ti rivolgi di specifico?
  • Ah. Questo massaggio fa bene a chiunque.
  • Ok. E come convinci chiunque a venire a farsi massaggiare da te?
  • Col passaparola!
  • Si ma da chi partiresti, se tu potessi scegliere? Con chi più ti piacerebbe lavorare? Con gli atleti? Con degli artisti forse? Degli attori?
  • Qual’è la categoria di persone a cui ritieni di poter essere più utile?
  • Mi sa che non ci ho mai pensato, in modo così preciso.
  • Bene! Sono contento di averti introdotto a un nuovo percorso logico allora. È bene svilupparlo a puntino, perché una volta definito con chi ti piace lavorare, è utile capire a cosa costui ambisce, da cosa è frustrato e cosa lo spaventa.
  • Poi cercare di rilevare chi e cosa lo influenza, quando prende una decisione importante.
  • E quali sono i suoi valori di riferimento. Perché così ci possiamo immedesimare in lui. Possiamo capire quali convinzioni gli impediscono di accogliere i tuoi messaggi, e lo aiutiamo a metterle in discussione.
  • Ma come? Con una serie di comunicazioni atte a trasformare ciò che, nella sua mente, lo tiene lontano da te.
  • E tali comunicazioni sono assimilabili a tanti piccoli e facili passi, in relazione tra di loro, che piano piano aumentano il livello della sua disponibilità, nei tuoi confronti.
  • Ma mettiamo un attimo da parte questo. Perché non mi racconti, invece, come avevate progettato la promozione tu e il tuo Maestro? Qual era la vostra idea?

E mi racconta che, in sostanza, l’idea del suo Maestro era quella di fornirgli un videomaker di fiducia, per registrarlo, in una video testimonianza, di come il massaggio che Giampaolo pratica gli ha cambiato la vita in positivo.

Quando il disagio è prezioso… è presagio

Giampaolo ci prova, ma si sente a disagio con quel tipo di comunicazione. E forse ne ha ben donde.

Infatti:

  • se Giampaolo è un testimonial a disagio di fronte a una videocamera, allora chi è il beneficiario della testimonianza?
  • È solo timidezza quella che si esprime in quel disagio, di fronte alla telecamera?
  • O c’è anche un presagio di un contesto più ampio, che finora gli è sfuggito?

E infatti poco tempo dopo mi confessa un dubbio:

“Ma il mio Maestro, sostiene la mia realizzazione come dice, o sono io a sostenere la sua, mio malgrado” ?

Domanda sana secondo me!

Perché ti racconto questo?

Perché nella mia attività di facilitatore dello sviluppo di modelli di comunicazione efficaci, è emerso un tema ricorrente, negli ultimi 8 mesi.

Proprio coi professionisti del settore olistico.

Il tema del contrasto!

Tra cosa?

Te lo dico dopo la sigla!

In questo video parlo di un contrasto.

IL CONTRASTO

FRA LE COMUNICAZIONI E LE RELAZIONI

DEI PROFESSIONISTI DEL SETTORE OLISTICO

I quali comunicano, coi loro potenziali clienti.

Mentre coi loro già clienti invece, ci si relazionano.

Le comunicazioni sono unilaterali, e spesso si rivolgono a molti.

Le relazioni invece sono reciproche e per questo sono bilaterali o multilaterali.

Va tenuto conto che, molto spesso, la relazione si instaura tra singoli.

Se non altro perché, se già è complicato gestirla tra singoli, figuriamoci in gruppo.

Ed è proprio questa difficoltà a gestire le relazioni all’interno di un gruppo, che stimola la creazione di altre sottocategorie della relazione.

Altre modalità, altre opzioni possibili.

  • La relazione simmetrica: dove tutti hanno pari livello di autorevolezza.
  • E la relazione asimmetrica, dove c’è qualcuno che ha più autorevolezza di altri.

Allora abbiamo:

  • le relazioni all’interno di un gruppo,
  • Abbiamo la relazione simmetrica,
  • quella asimmetrica,
  • Abbiamo chi nel gruppo ha più autorevolezza e abbiamo chi ne ha di meno…

E Sim Sala Bim, in quattro e quattrotto ci troviamo fra le mani tutti gli ingredienti di una questione di POTERE!

Saper riconoscere il potere

E quindi è un vero peccato che per molti operatori olistici sembra essere difficilissimo, accogliere con sobria responsabilità, il potere conferitogli dal loro ruolo.

Quale ruolo?

Quello di chi si propone ai suoi clienti in qualità di relazione d’aiuto e supporto.

C’è chi ne abusa senza esitazioni, c’è chi nega di avere un potere, e chi unisce le due cose in una sola.

Sono davvero in pochi a riconoscere che si esercita un potere, ogni volta che si agisce nell’ambito, di una relazione d’aiuto.

Perché in pochi si rendono pienamente conto che, dal momento in cui si assume una relazione d’aiuto, si diventa la fonte dei rinforzi, positivi o negativi, delle persone che si rivolgono a noi.

Molti non se la sentono di assumersi questa responsabilità.

Non c’è niente di male, hanno di certo le loro ragioni.

È soltanto che io mi chiedo:

Nel mentre che non trovano la strada verso la loro responsabilità, perché non si dedicano a un lavoro diverso?!

Qualcosa che gli EVITI di avere a che fare con le profondità più intime degli altri?

Sia chiaro!

Il più delle volte queste persone non hanno nessuna intenzione di nuocere, deliberatamente, al loro prossimo.

Sapere cosa ci si aspetta dal proprio lavoro

È solo che non sono coscienti fino in fondo, di cosa si aspettano di ricevere, dall’esercizio del loro lavoro.

Di conseguenza non sono coscienti nemmeno di tutti quei bisogni che stanno dietro a quelle aspettative.

E questa condizione, una volta che entra in gioco in una relazione con un cliente, fa decisamente percepire il suo peso.

Ma non tanto all’operatore olistico, proprio al cliente, che quindi non si sente ascoltato, né capito, e perciò non torna, né passa parola.

E come potrebbe essere altrimenti, in una relazione d’aiuto, in cui i bisogni del cliente sono messi in secondo piano, da quelli del professionista.

Diventa disfunzionale!

Il massimo del risultato è che, il cliente, revisiona sotto una luce più critica, anche le impressioni positive ricevute in passato.

Proprio come Giampaolo col suo Maestro!

Mi è dispiaciuto, constatare una diffusa resistenza, da parte degli operatori olistici, a guardare alla propria proposta commerciale, con gli occhi e soprattutto la mente, dei loro clienti.

A dirla tutta, la resistenza riguarda anche, considerare la propria, una proposta commerciale.

Ma li, gli tocca di cedere in fretta.

Tu vuoi essere pagato o lavorare pro bono?

Perché se ti fai pagare la tua è una proposta commerciale. Anche tu vendessi l’immacolata concezione.

Soprattutto, vendessi l’immacolata concezione.

Empatia e manipolazione

Ma tornando alla riluttanza ad osservare la propria proposta con gli occhi e la mente dei propri potenziali clienti, viene spontaneo chiedersi se queste persone sappiano provare empatia.

Dato che dovrebbe essere requisito fondamentale del loro mestiere.

Sarebbe una semplificazione pensare che non ne siano realmente capaci.

La realtà è più complessa e non posso dirimerla tutta in questo video.

Accenno solo al fatto che empatia e manipolazione sono due poli che si attraggono. E spesso si incontrano nel settore formativo, nei corsi.

E poiché la manipolazione funziona con meccanismi, che sono l’opposto della comunicazione efficace, si verifica un fenomeno curioso e interessante.

  • Poiché gli operatori olistici sono persone tendenzialmente empatiche, che hanno frequentato ambienti formativi per anni.
  • Poiché questi ambienti sono spesso intrisi di aspetti manipolativi, legati alle figure carismatiche che li tengono in piedi, le quali tendono a giustificare la loro realtà con filosofie astratte, esotiche, abbinate a meccanismi di ingroup e outgroup.
  • Allora il momento in cui ci si dedica alla costruzione di una comunicazione efficace, è inevitabilmente il momento dove saltano tanti altarini.
  • Altarini del presente, del passato… e a ben guardare anche quelli del futuro.
  • Dove tocca di mettere in discussione i pattern di comportamento acquisiti senza accorgersene, e perciò non rielaborati fino in fondo.

E se per qualche motivo, per quegli altarini, per quei pattern, si nutre attaccamento, ciò che sará rimandato a data da destinarsi sarà, certamente, la costruzione efficace di una comunicazione efficace.

E no, la mia non è una ripetizione a caso. Perché, se osservi con attenzione, puoi riscontrare da te che esistono frotte di professionisti, impegnati strenuamente, nella costruzione inefficace, di una comunicazione efficace.

L’incongruenza sistemica non è un caso e la dissonanza cognitiva risulta funzionale nelle realtà manipolative.

Per la stessa ragione per cui un lavoro perennemente incompiuto risulta così funzionale nella manipolazione del mercato degli appalti, per fare un parallelismo.

Ma per semplificare basta pensare a cosa succede quando la possibilità di praticare una data tecnica è legata al riconoscimento e alle certificazioni di organizzazioni gestite dai personaggi carismatici suddetti.

Io sono un appassionato di pratiche olistiche sin dall’adolescenza. Pratico cose da oltre 25 anni. Per qualche tempo è stato anche il mio lavoro principale.

Quindi ritengo di conoscere molto bene il settore, con le sue molte luci e moltissime ombre. Ed a riguardo ho una visione molto disincantata.

Detto questo,  il mio consiglio per gli operatori olistici è il seguente:

Non è il caso di sforzarsi di fare pace col fatto che, nella maggioranza dei casi, chi approccia al mondo olistico lo fa quando sta male, per trovare un qualche tipo di conforto, rifugio, consolazione?

Noi del mondo olistico, mi ci metto dentro anche io, siamo tutti gente che, in qualche modo, ha dovuto raccogliere i pezzi. Personalmente, diffido da chi se ne vergogna.

Per contro la domanda è:

una volta ristabilita una certa integrità, non è il caso di resistere alla tentazione di spargere sollievo, con le tecniche più disparate, per darsi il tempo e il modo di sperimentarsi come individui, un poco morti e un poco rinati a se stessi?

Perché non la lasciamo decantare un pochino questa crescita personale?

Perché non darsi l’opportunità di distinguere la sostanza dal superfluo?

A volte mi sembra che, rinforzate a fatica le fondamenta, di quella bifamiliare che non ha retto al terremoto, ci si affretti a costruirci sopra un grattacielo, per monetizzare.

Lo capisci che in una situazione simile, da fuori, salta proprio all’occhio che c’è un’urgenza nascosta là sotto, a fare pressione, oltre ogni livello di buonsenso?

Come puoi pretendere che le persone ti si affidino serene e a frotte, quando tu sei il primo a essere in conflitto coi tuoi bisogni?

Che sia il caso di ridimensionare i propri progetti?

Secondo me si.

Se non altro per evitare futuri disastri e relative vittime.

Per chi ha il coraggio di farlo c’è un dopo, in cui si riconosce senza eccessivi patemi d’animo sia i propri bisogni, sia il potere, sia la responsabilità, nei confronti delle persone che a noi si affidano.

Se sei in questa fase;

Se te lo senti addosso questo coraggio, e se sei disposto a vigilare su te stesso, per cercare di evitare inutili sofferenze ai tuoi clienti; allora questo contenuto ti può essere molto utile.

I due concetti da appuntare sul taccuino

I due concetti principali per seguire il ragionamento sono che:

  1. La comunicazione è univoca e si rivolge ai molti.
  2. Mentre la relazione è reciproca e avviene tra le parti.

Si, è inesatto, è impreciso, ma permette un distinguo utile a tutti quelli che operano a fasi alterne fra gruppi e singoli. A chi deve fare spesso lo switch tra comunicazione e relazione.

Un distinguo utile a fare che cosa?

  • Ma a proteggere i propri clienti dalla tentazione di strumentalizzarli.
  • A evitare delle pericolose promiscuità.
  • Ad auto limitare il potere di suggestione del proprio carisma personale.

Forse si può usare a vantaggio di tutti, la comunicazione per la relazione.

Ma usare le relazioni in funzione della comunicazione, finisce spesso con lo sminuire il valore di qualcuno.

Finisce che si sacrifica il singolo in funzione dei meccanismi di gruppo. Non è una cosa che merita di essere approfondita in un epoca in cui tutti siamo potenzialmente direttori di mass-media?

Si, perché se ti proponi al prossimo come facilitatore della SUA crescita personale, allora il compito di proteggerlo da te stesso è in buona parte tuo.

E un bel trucco per facilitarti questo onere è quello di prendere le distanze dalla definizione di “insegnante”.

Lo so che a essere chi insegna è più facile posizionare se stessi dalla parte di chi riceve la parcella, e l’Altro dalle parte di chi la paga.

Però è anche vero che se conquisti la mente dei tuoi clienti col brand positioning d’assalto, l’unica crescita a concretizzarsi nel breve, medio periodo, sarà quella del tuo conto in banca.

Ti pare poco? Qualcuno avrà pensato.

A me francamente si.

Perché la tua promessa di mercato riguarda LA LORO CRESCITA PERSONALE.

Quella dei tuoi clienti!

E se sul lungo periodo disattendi quella promessa, addio BRAND POSITIONING!

E a quel punto resisti al mercato solo se sei paraculato.

Ma puoi provare a prendere in considerazione che, se tu puoi strutturare la condivisione di parte del tuo sapere, i tuoi clienti possono strutturare la condivisione di parte dei loro soldi. Non è così?

E di passaggio, ti ricordo che se vuoi vedere realizzati più video come questo, puoi iscriverti al canale, attivare la campanella e si, anche diventare un Patreon.

Per dare quel sostegno economico, così fondamentale per lo sviluppo di un progetto nel tempo.

E di cui anche io ho bisogno, si, certo.

Allora, tornando al ”condividere invece che insegnare”, è vero o no che se riesci a rinunciare ad essere quello che insegna, dai più valore a quelli che imparano?

Evitare di conferirti il ruolo d’insegnante, non ti costringe a ragionare su quale sia il valore di ciò che proponi, per i tuoi clienti?

Esprimi le tue sensazioni a riguardo nei commenti, per favore!

Condivisione e Brand Positionig Olistico

Secondo me, condividere invece che insegnare è come viaggiare con le ruote maggiorate, invece che con le stradali.

Vai più lento, ma vai su qualsiasi terreno!

Ecco perché CONDIVIDERE, mi sembra più prolifero che insegnare:

Perché fornisce protezione dalla propria vanità.

Darti dell’ insegnante può spingerti a relazionarti col singolo, solo per dare uno spettacolo al tuo pubblico.

Uno show che porta il tuo nome. E che in sostanza è più votato all’intrattenimento che alla crescita personale.

E che ha un effetto collaterale quasi inevitabile. La produzione di mere comparse e di capri espiatori!

Saranno loro ad essere espulsi dai tuoi scarichi, assieme a tutti gli effetti negativi delle incongruenze che tu metti in atto.

I tuoi clienti più smart però se ne accorgeranno e ti pianteranno in asso!

Ti rimarranno gli altri.

Se sono il target che desideri per te stesso… e se sei paraculato, in qualche maniera la sfangherai comunque.

In questo caso … in culo alla balena!

In ogni caso, teniamoci in contatto!

Tenendo conto che, fortunatamente, esistono modalità più efficaci, rilassate e coese, di vivere la crescita personale.

Modalità in cui si può evitare ogni repressione, incoraggiando l’espressione.

Gagliardo eh!

ter your text here…

Yoga e Ur Fascismo #001 – Evitare le trappole

Yoga e Ur Fascismo #001

Il Fascismo Eterno

Umberto Eco ci aveva avvisati!

Ma di che cosa? Te lo spiego dopo la sigla!

A luglio 2018 ottengo il mio diploma di insegnante di Yoga.

Ma come?

  • Frequento un biennio apposta.
  • Scrivo una tesi.
  • Faccio un’ esame pratico.

Perché è interessante?

  • Perché nella tesi parlo di UR FASCISMO e culto della tradizione.
  • Perché il corso è di stampo moderno.
  • E perché il tradizionalismo e il modernismo sono agli antipodi.

Dal buio della notte al sole di mezzogiorno, ci sono infinite sfumature.

Che possono essere colte con maggiore facilità se il contrasto è elevato.

Una di queste sfumature, è l’ UR FASCISMO.

Che è un modo più breve di dire fascismo eterno.

Le sue 4 caratteristiche di base

Il fascismo eterno ha 4 caratteristiche alle quali bisogna stare molto attenti.

Perché quando sono presenti, anche singolarmente, tendono a far condensare una nebulosa reazionaria.

E quali sono ste caratteristiche?

  • Il culto della Tradizione
  • Il rifiuto del modernismo
  • Il culto dell’azione per l’azione
  • Il rifiuto dello spirito critico

E quando dico “rifiuto dello spirito critico”, intendo la tendenza a far passare il disaccordo per tradimento!

Tendenza che mi sembra piuttosto diffusa!

  • Penso al rapporto fra i governi e Julian Assange
  • Penso all’etichettatura compulsiva di qualsiasi categoria sociale immaginabile.
  • Penso alla polarizzazione dei gruppi in seno al bisogno di fare community.

Che poi è figlio del bisogno di monetizzare, che poi è figlio del bisogno de magná.

Il rifiuto dello spirito critico

Ed è come se ognuno di noi dicesse agli altri:

“Se non approvi quello che faccio, allora sei fuori!

Sei fuori:

  • Perché col tuo disaccordo mi metti in pericolo di vita.
  • Perché mi metti in cattiva luce.
  • Quindi mi rovini il personal brand.
  • Quindi mi riduci il fatturato.

E pensare che c’è chi se la prende coi social-network, come se il problema originasse da li.

I luoghi del fascismo eterno

E invece no, è il FASCISMO ETERNO, quello che vive dentro ogni essere umano che è in conflitto morale coi suoi stessi bisogni.

È li che trova il suo spazio naturale. Ed è per questo che è eterno.

Certamente.

Perché se collochi le fonti dell’ autorità oltre l’umano, oltre te stesso, in luoghi in cui tu non hai accesso, nelle astratte regioni del divino”, come del resto fa ogni Tradizione, certe disgrazie sono facilitate.

Perché la rinuncia alla propria responsabilità è anche la rinuncia al potere su di sé.

E allora resta solo il potere sugli altri, che gli altri esercitano su di noi, e noi su di loro.

Tipo che quando tiri acqua al tuo mulino è più facile che tu dica che sei al servizio:

  • del nobile dio,
  • della nobile istituzione,
  • della nobile causa!

Piuttosto che tu faccia delle richieste specifiche, in funzione della tua voglia:

  • de scopà,
  • de magnà,
  • e di sentirti importante per qualcun’altro!

insomma, il culto della Tradizione da tutta l’impressione di essere un potente precursore d’ipocrisie, ricatti morali e rigidità gerarchiche…che rifiutano il modernismo per una ragione molto semplice.

  • In un mondo dove si può fare domande con disinvoltura.
  • Dove la distribuzione liquida del potere è davvero compiuta
  • Dove la società è costituita da persone con solida autostima, senso di responsabilità e rispetto di sé.

Alla Tradizione cosa resta, se non i tentativi di restaurarsi?

Ancien Régime come hobby

Questo perché il modernismo sta alla Tradizione PRECISAMENTE come la rivoluzione francese sta all’Ancien Régime. Ma anche viceversa!

Saranno forse le modalità di questo viceversa che continuano a sfuggirci?

  • Sembra un discorsone lontano ma, siccome la Tradizione:
  • Sta alla base della maggior parte delle religioni.
  • Sta alla base delle arti marziali giapponesi e del militarismo.
  • E sta alla base dello Yoga.

Ci ritroviamo con un Ancien Régime che cerca di restaurarsi, nello spazio personale delle persone moderne, attraverso i loro amatissimi hobbies.

Per questo io sento il bisogno di

  • evidenziare degli ostacoli
  • discutere soluzioni e sperimentarne qualcuna
  • e di confrontarmi liberamente con altri interessati a questi temi.

Quindi se senti della curiosità, anche vaga, fatti vivo nei commenti per favore.

Rapporti umani, marketing e l’accorgersi dei bisogni

Ma parlavo di vincere degli ostacoli!

Ostacoli verso cosa?

Verso una prospettiva dei rapporti umani radicata sul L’ACCORGERSI dei propri bisogni.

Di cosa sento bisogno?

Perché se io non sono consapevole dei miei stessi bisogni, se non mi sforzo di sviluppare un linguaggio, per prendere confidenza con loro, allora sono manipolabile.

E al contempo divento un manipolatore.

Si certamente!

Scusa ma secondo te, è un caso che nella nostra società il marketing abbia assunto un ruolo così centrale?

Il marketing è ovunque, perfino nelle parole di quelli che parlano male del marketing.

Ed è qui anche adesso, nelle parole che ti dico.

E sai perché?

Perché il marketing fa leva sui bisogni insoddisfatti e su tutto il carico psico-emotivo che ne deriva.

Non accade solo per pura malizia che gli yogi guru si trasformino in predoni.

Yogi Guru e Predoneria

Magari il loro intento di base è diverso, tipo quello di favorire la spiritualità delle persone.

Solo che nel giubilo della loro nobile causa, nascondono perfino a se stessi di essere mossi da bisogni ben più prosaici.

Il tutto all’insegna della CONSAPEVOLZÈEEZZA

Tanti Shanti e Namasté

E così come è vero che l’occasione rende l’uomo ladro, l’occasione di esercitare un potere, di procurarsi un vantaggio, di solito è colta senza badare troppo alle conseguenze.

Anche dai professionisti della relazione d’aiuto!

  • E penso alle vicende che hanno interessato Bikram, sul quale è ora in onda uno speciale su Netflix.
  • Penso allo scandalo che ha riguardato il padre spirituale dell’Ashtanga Yoga
  • E penso soprattutto alle accuse che 5 donne austriache hanno mosso all’attuale erede della dinastia di Krishnamacharia.

Dato il numero di questi scandali, non è il caso di chiederci se non ci sta sfuggendo qualcosa di questa straordinaria tradizione?

Si può farlo anche senza tramutarsi in giustizialisti eh?

Per esempio:

In un articolo di Matthew Remski di cui ti lascio il link, si parla dell’erede della grande dinastia Yogica citata poco fa.

Il quale nel 2012 è stato accusato di:

  • intimidazione psicologica
  • “bullismo spirituale”, qualunque cosa questo significhi.
  • umiliazione sessuale dei suoi studenti, in contesti di gruppo,
  • e di avere sottoposto alcune studentesse a falsi massaggi “granthi”, promettendo di dotarle di poteri speciali attraverso il rapporto.

Naturalmente, chiedendo loro silenzio e segretezza in proposito, in modo da rispettare alla lettera il manuale del perfetto manipolatore.

Ora, io non so neanche cosa sia il massaggio “granthi”.

Inoltre non possiamo sapere se è vero o no che queste cose siano accadute.

Poi lungi da me rinnegare il grande valore che tale dinastia di Yogi ha apportato per la demistificazione degli Yoga Sutra di Patanjali.

Però mi pongo delle domande:

  • Dal momento che cominciano a piovere denunce, non è che qualche messaggio, da qualche parte, è arrivato in modo, come minimo inappropriato, agli allievi?
  • In quali modi certi messaggi arrivano ai discenti in maniera equivoca, poco chiara, confusa e incongruente?
  • Non è il caso di cominciare a dare un nome, alle stranezze che si esprimono oggi giorno, nello Yoga e nelle culture Tradizionali?

Le Tradizionali incongruenze della manipolazione

Per esempio:

I confini della relazione Maestro – Allievo, sono posti in maniera confusa.

A mio avviso per poter offrire agli insegnanti l’opportunità di attraversarli con profitto, una volta sfumati.

E anche non fosse questo lo scopo iniziale, è ormai lapalissiano che comunque, poi è così che va a finire!

Ho scoperto che nella cultura anglosassone esiste un ampio dibattito, nell’opinione pubblica, sul tema degli abusi degli yogi guru.

E quando parlo di abusi, essi non devono mica essere per forza di natura sessuale!

L’abuso, in ambito yogico è un tema così sentito, nel mondo anglosassone, da spingere le maggiori associazioni mondiali a creare dei regolamenti dedicati.

Ciò ha interessato anche la ben nota Yoga Alliance.

Non è così nei paesi latini, come la Spagna, l’Italia ed i paesi del Sudamerica, dove il tema rimane dormiente.

Un poco come accade per la tematica della pedofilia ecclesiastica.

Se nei paesi anglosassoni, almeno per i casi emersi, i responsabili sono processati e le vittime, in qualche modo, risarcite.

In Italia i responsabili la fanno franca, qualche volta fanno pure carriera, e le vittime una volta di più, s’attaccano al cazzo!

Ho trovato tanto materiale interessante su questi argomenti.

Quindi se vuoi partecipare alla scelta di quale materiale elaborare prima, accedi alla bibliografia che ho preparato su Patreon.

A mio avviso, la scuola di Ashtanga Yoga, nel mondo anglosassone, ha affrontato la questione in modo abbastanza maturo perché:

  • Ha riconosciuto gli errori del suo Maestro e se ne è scusata, senza per questo rigettare tutto il suo operato.
  • Ha messo però in discussione una parte dell’insegnamento, per capire dove eventualmente ci si è mossi come la volpe con l’uva.
  • Ha acceso i riflettori sulla necessità di ridefinire gli equilibri tra la figura del Maestro e quelle dell’allievo e del gruppo.

E secondo me c’è da prendere spunto da loro anche nei paesi latini come Italia, Spagna e Sudamerica.

È una cosa direttamente correlata allo sviluppo di una sana autostima.

Se è un tema che ti interessa, possiamo approfondirlo.

Per piacere, fammelo sapere nei commenti.

Poi un altro tema su cui invito a fare finalmente chiarezza è il significato della parola tradizione.

Perché nello Yoga come nell’ Aikido, genera confusione!

In queste pratiche infatti è presente sia una tradizione con la t minuscola, intesa come patrimonio culturale trasmesso da una generazione all’altra.

Ma poi, nello stesso contesto, in maniera implicita, è intesa anche come Ur Fascismo.

Anche se pochi sono disposti ad ammetterlo, tra uno Shanti un Om e un Onegai Shimazu.

Questo ha conseguenze poco piacevoli nelle relazioni.

Ste conseguenze le vogliamo per forza chiamarle Karma? Chiamiamole karma!

Quanto buone siano le intenzioni iniziali non ha molta importanza rispetto a tali conseguenze!

E qui colgo l’occasione per condividere una esperienza personale.

Il Sutra 14 del Nadhana Padah di Patanjali

E parto dal Sutra 14 del Nadhana Padah di Patanjali.

Te hlâda paritâpa phalâh pun yâpun yahetu tvât

Pronunciato senza nessuna pretesa di correttezza.

E con piena comprensione di chi, nel dubbio mi ha già mandato in tanta mona.

Mi pare giusto!

In un corso di approfondimento sullo Yoga che ho frequentato di recente, dal quale ho preferito prendere le distanze, gli insegnanti ci parlano di questo Sutra in un momento molto delicato.

Un momento dove molte persone stanno chiedendosi se non è il caso di piantare in asso il corso.

Gli insegnanti ce ne offrono una interpretazione sulla quale io dissento con una certa aggressività.

Perché secondo tale interpretazione, in quanto individui, noi saremmo responsabili delle nostre azioni, solo per l’intenzione che ci siamo coscientemente proposti.

Cosicché, nel caso di effetti dolorosi e indesiderati su noi stessi e sugli altri, noi saremmo liberi da ogni responsabilità.

In sostanza loro ci dicono che se l’intenzione è cosciente e positiva, ma l’altro ci sta male, noi non accumuliamo karma negativo!

Più che un’interpretazione mi sembra un’assai produttiva fabbrica di alibi.

Un’interpretazione poco compatibile con chi si propone di parlare a buon titolo di “consapevolèèèzza”.

Un vero e proprio colmo, in una formazione di figure di responsabilità.

Almeno dal mio punto di vista!

Ma cercando di indagare più a fondo quale fosse la visione del Maestro indiano T.K.V. Desikachar, ho trovato delle conferme a riguardo.

La traduzione dal Sutra sanscrito infatti, dice approssimativamente questo:

Le conseguenze di un’azione saranno dolorose o benefiche, a seconda che le ferite e gli ostacoli siano innescati o disinnescati, durante la pianificazione o nell’attuazione di tale gesto.

Cioè: ferite innescate nell’agire, uguale guai.

Questa interpretazione mi sembra molto diversa da quella proposta al corso.

Tutta una questione di cicatrici

Perché mi dice che:

se nel momento in cui pianifichi o svolgi le tue azioni, le tue ferite e i tuoi ostacoli sono latenti, dormienti, disinnescati,

allora c’è sufficiente chiarezza perché quelle azioni siano appropriate ad evitare inutili sofferenze.

Ma se invece le ferite e gli ostacoli sono innescati, per buone e coscienti che siano le tue intenzioni,

al momento del tuo agire e del tuo pianificare faranno esplodere spiacevoli conseguenze per te e per gli altri.

Quindi la responsabilità permane al di là delle intenzioni, ANCHE SECONDO I SUTRA.

Insomma è tutta una questione di cicatrici, che tengono o che si riaprono.

E poi, a mio avviso, come insegnante di yoga non lo so, ma come persona abbastanza sana di mente si, non puoi presumere di vivere costantemente nella piena trascendenza delle tue ferite.

Perché tutti viviamo momenti di fragilità.

Tutti abbiamo cicatrici che si riaprono.

Se poi prendiamo in considerazione la possibilità che i nostri meccanismi di difesa dell’io siano automatici ed inconsci per definizione, va da sé che,

dei mie schemi distorti, me ne accorgo più dal feedback degli altri, che dalla mia consapevolèzza e purificaziòne.

In parole povere, nonostante i declamati superpoteri, anche i guru pestano merda.

Peccato che alcuni usino gli allievi come carta igenica!

Personalmente ritengo che, nel mondo in cui viviamo, gli om, i sutra e i mantra possono anche essere utili, in una certa misura.

Ma se, quale che sia il contesto:

  • io mi lascio sminuire, intimidire e umiliare;
  • se mi lascio affascinare dal potere, dal prestigio, dal ruolo;
  • se mi lascio coinvolgere in perversi meccanismi di pretesa fiducia.

finisce che divento cibo ripieno.

O alla meno peggio, un bel pallone gonfiato!

Gagliardo eh!

E in campana! Che è importante!

Ciao!

Verità supposte e senso dell’umorismo

Verità supposte VS umorismo

Presentazione del video e delle novità di quest’anno

Ciao, io sono Ale e questo è ​Il Valore RelazionaleE’ il mio sito internet.Dopo una luuunga pausa estiva riparto con i contenuti.E con l’occasione faccio storytelling.Parlo di un personaggio inventato.Walter, il mio Walter Ego.

Prima però ti informo di alcune novità di quest’anno:

Una è Rollo, il mio camper – che in alcuni periodo dell’anno condivido, e che anche tu puoi prendere in affitto.Ecco il link.La seconda è Patreon, con il quale puoi aiutarmi a rendere sempre più sostenibile la creazione di contenuti.Ma parlavamo di Walter.

Una sensazione misteriosa

Walter si stava predisponendo a una giornata di lavoro.

Di solito, passava qualche minuto a prepararsi mentalmente per i compiti che lo aspettavano.

Si vestiva, metteva a bollire del caffè, scriveva qualche piccola nota sul cellulare e poi partiva.

Ma quel giorno è stato diverso.Invece di prepararsi, si era ritrovato a letto, senza pensare a niente.

Perché? Aveva forse sonno?No. Le energie che gli servivano per portare a termine le sue attività se le sentiva dentro.

Ma c’era anche altro.Che cosa stava accadendo allora? Aveva forse dimenticato qualcosa?

No, era sicuro di non averlo fatto.Cosa stava succedendo?

Nuovi pensieri si fanno strada

Si rendeva conto di essere distratto da qualcosa.

Era controllato da pensieri appartenenti a una classe particolare.Pensieri… come dire… proletari.

Pensieri provenienti dai sobborghi frustrati e repressi di certe sue emozioni e sensazioni.

Percepiva la presenza di questi punti di vista dentro di sé.Percepiva la presenza di questi assunti molto diversi da quelli di cui era normalmente cosciente.

Percepiva la presenza di punti di vista che riguardavano le cose e le persone della sua quotidianità.Si stavano facendo strada!E mettevano in discussione la sua routine, il suo status, il suo comfort.

Ribaltamenti senza nome

La sensazione non era così ben definibile a parole li per li, ma aveva un suo tratto di consistenza, una sua tangibilità.

Sentiva bene che esisteva e desiderava darle tempo, darle spazio, subito.

Voleva ascoltarla. Voleva diventarne pienamente cosciente. Cogliere maggiori dettagli.

Lui era convinto che il suo comportamento funzionasse sulla base di ciò che credeva essere vero.

Gli assunti a ruolo

Che il suo meccanismo di scelta si basasse sulle sue convinzioni, sui suoi assunti.

Riteneva che il proprio agire dipendesse da ciò che assumeva come verità.Guardava quindi con simpatia a quel proverbio che dice che la verità… è la madre degli imbecilli.

Per questo Walter credeva che a volte, dietro al dubbio riguardo ai propri assunti, si nascondono delle vere e proprie rivelazioni.

Delle vere e proprie rivoluzioni personali.

Lui non voleva essere il tipo di persona che reprime i dubbi per ostentare sicurezza e autorità.

Desiderava evitare di trasformarsi in una persona supponente e spocchiosa.

Perciò coltivava un certo senso dell’umorismo.

Il senso dell’umorismo e la sindrome da ipercontrollo

Pensava l’umorismo fosse una’alternativa meno ridicola, della ricerca di conferme e dell’invenzione di capri espiatori.

Eppure, alcune persone, lo avevano messo in guardia da questo suo atteggiamento.

Sostenendo che seppure svolgesse funzioni positive, esso avesse una componente di superficialità.

Lui si chiedeva di quale superficialità parlavano davvero, se della sua, se di quella intrinseca all’umorismo, o della loro. Magari inconsciamente.

Qual era la vera posta in gioco secondo loro?

Un rischio che effettivamente Walter correva o il loro personalissimo bisogno di attenuare una paura personale, agendo sugli Altri.

Quali idee assumevano per sentirsi legittimati a dargli addirittura un avvertimento di questo tipo?

“Stai attento a te stesso! Non ti fidare”!

Avevano paura per lui… o di lui?Stavano cercando di disinnescare qualcosa, o qualcuno?

Walter usava il senso dell’umorismo per prendere in giro anche alcune parti di sé.

Quelle che costruivano racconti eccessivamente drammatici intorno ai suoi stessi disagi.

Era un modo per togliere loro rilevanza, lasciando spazio alla salute mentale ella leggerezza!

Non superficialità, leggerezza. Non è mica la stessa cosa!

Certo, questo lo rendeva una persona piuttosto scorrevole nel mettere in discussione tutto ciò che assumeva pose eccessivamente solenni e drammatiche.

Pose che dovrebbero legittimare le persone a essere vittime di dilemmi insolubili, in attesa che qualcuno li risolva al posto loro.

E lo rendeva ancora più fluido nel considerare con lunghiiiissime pinze, chi pronunciava spiegazioni intorno ai disagi degli altri.

Se poi qualcuno si azzardava a pontificare sui disagi personali di Walter, allora lui lo dissacrava platealmente. A fuoco. A buco.

Trovava qualcosa di nobile nel ridimensionare le verità supposte, sfanculandole.

Questo perché i loro diffusori gli davano l’impressione di essere consapevoli, sotto sotto, di essere abusivi.

Facevano finta 2 volte: finta di avere realmente una verità, e finta di non sapere di fingere.

Ed è per questo che lui trovava interessante, dove possibile, andare a stuzzicare con garbo quella loro coda di paglia.

Quel loro avere costante bisogno di convincere gli altri:

  • a concedergli di stare esattamente lì dove a loro fa comodo porsi;
  • ad assumere la posa più agevole a farsi penetrare il decidere.

Chi prende le mosse da falsi assunti ha modi strutturati per mascherare queste richieste novantagradiste.

Non te lo dicono apertamente:

“Lasciami stare qui, fra le tue chiappe, a condizionare il modo in cui cammini”.

C’è sempre qualche addobbo, o il permesso gli verrebbe negato.

Verità supposte: che fare?

Quindi le cose giuste da fare con gli assunti sbagliati e con chi li usa come supposte da rifilare al prossimo, secondo Walter sono sempre le stesse:

  • Prenderne coscienza
  • e liberarsene,
  • per ricominciare a camminare con disinvoltura.

Anche perché, ogni “verità supposta” ogni falso assunto relativo a un qualsiasi disagio, non è esso stesso un disagio?

E se proprio non si può fare a meno di assumerlo, questo disagio, non è meglio riderne al più presto?

Svelato l’arcano

Ecco perché Walter se ne era rimasto a letto.

Per rifiutarsi di passare un’altra giornata a camminare con una verità supposta, con un disagio fra le chiappe.

E senza neanche poterne ridere!

Se anche tu vuoi camminare nella vita con maggiore disinvoltura.

Se anche a te Walter pare un tipo simpatico.E se anche a te piace mettere in discussione quello che credi di sapere, fammelo sapere nei commenti, metti un bel like, iscriviti al canale e poi soprattutto…ridici sopra!

Grazie 🙂

Gagliardo eh!